Da qualche tempo in qua l’Umanità è sempre più pervasa da uno “spirito green”, che sarebbe meglio chiamare ecologico, nella prospettiva, lodevole, di “lasciare un pianeta migliore ai propri figli”. Nulla da eccepire; ma qualcuno ha mai pensato che, invece, forse sarebbe più produttivo “lasciare dei figli migliori al proprio pianeta”?
Certo il pianeta va ripulito dall’enorme inquinamento che lo attanaglia e che si espande con i suoi danni in progressione geometrica, ma agire solo sui risultati senza evidenziarne e combatterne le cause serve a ben poco.
Legare i tappi alle bottiglie di plastica o vietare l’uso dei cotton-fioc potrà anche essere utile, per quanto fastidioso sia, ma se non si ha coscienza dei danni che essi producono non eviterà mai che un tappo reso molesto nell’uso della bottiglietta venga strappato con forza da essa e gettato via al suo destino inquinante. E magari con stizza.
Se solo si pensa all’enorme incremento della popolazione mondiale, passata in poco meno di settant’anni dai 3 agli 8 miliardi di individui, allora ci si rende conto delle dimensioni del problema, che risulta ovviamente ridicolo se rapportato alla sola espansione dell’uso delle bottiglie di plastica o dei cotton-fioc. Invece si pensi a quanto cemento in più sia stato utilizzato in tutto il modo, a quanto petrolio in più venga oggi impiegato, a quanta desertificazione in più sia stata prodotta e si produca per ospitare un numero triplicato di abitanti del pianeta: a quanto più uso di conservanti, di pesticidi, di fertilizzanti e via discorrendo. Si ha terrore dell’atomo utilizzato per fini pacifici, quale la produzione non inquinante di energia elettrica, ma lo si usa tranquillamente nella produzione di micidiali strumenti di distruzione. Si pensi così a quanto avvelenamento producono le guerre oggi in atto, frutto solo di umana follia, che distruggono uomini e cose in decimi di secondo.
Allora come potrà essere possibile lasciare un pianeta migliore ai propri figli se esso è già stato così malamente trasformato da noi?
Come potrà diventare migliore se continueranno ad esistere usi ed abusi sempre crescenti dei quali non abbiamo insegnato ai nostri figli di poter fare a meno?
Come potremmo rigenerare un pianeta già quasi insufficiente per le nuove esigenze di vita, superflue ed evitabili almeno per la metà, crescenti soprattutto nelle nuove generazioni?
Il problema, allora, va ribaltato: nel loro interesse e per la loro salvezza non dobbiamo regalare un pianeta migliore ai nostri figli, ma dei figli migliori al nostro pianeta.
Claudio Gliottone