"Lascia che sia fiorito, Signore, il suo sentiero quando a te la sua anima e al mondo la sua pelle dovrà riconsegnare quando verrà al tuo cielo là dove in pieno giorno risplendono le stelle. Ascolta la sua voce che ormai canta nel vento Dio di misericordia vedrai, sarai contento." Anni dopo la sua uscita De André dichiarò di averla scritta al ritorno dal funerale di Luigi Tenco suo amico cantautore, morto nel gennaio 1967. Il testo è ispirato a una poesia di Francis Jammes, un poeta francese dei primi del novecento, Prière pour aller au paradis avec les Ãnes. Non sono De André, il mio Amico non è Tenco e non è morto in gennaio ma il 25 dicembre, proprio a Natale. Tonino De Tora, barba incolta, dinoccolato, passione per le moto, la fotografia, i buoni libri, le conversazioni chiaroscurali, musica e cinema d’autore, le cene con gli amici. Ho appreso della sua trasvolata ultramondana solo oggi, la prudenza e l’affetto dei miei congiunti mi avevano tenuto nascosta la notizia per evitarmi un ennesimo dolore. I miei Amici di vecchia data stanno andandosene via come foglie al vento d’autunno. E io qua sempre più povero di loro. Quarant’anni di amicizia sono un legame profondo: brandelli di emozioni e di risate condivise. Lo conobbi in una traballante corriera, destinazione mare,dove non andavamo a fare i vitelloni,ma a ripetizione di lingua greca antica da Giulia Mignone giunonica, giovane Minerva provvista di particolare attitudini al sapere e allo studio " matto e disperato". Noi due no, eravamo due scervellati, senza orario e senza bandiera. Dopo questa parentesi piuttosto faticosa si aprirono per noi nuovi orizzonti, nuove vite,mille vite. Ogni estate si cambiava pelle. Volavamo sulle moto , senza casco, il vento nei capelli ci cantava musiche di libertà e di fantasia. Mille cose da raccontare,mille storie, mille risate, mille lacrime.
Un giorno una giovane donna ci disse che anche essere amati richiede coraggio e fatica come amare. E che certe persone, qualunque sia la ragione, non possiedono questa particolare abilità. Tacemmo,aveva ragione. Farfalle e fiori di biancospino vorticavano nell’aria estiva." IL tempo lavora per noi" mi disse sorridendo Tonino un giorno. Spero che in quegli ultimi istanti abbia lavorato strenuamente per lui. Spero che quando il suo corpo non ha potuto più correre , se lo sia lasciato alle spalle come tutto quello che cercava di trattenerlo, che abbia premuto l’acceleratore per sfrecciare via come un incendio indomabile, inondando autostrade notturne, con entrambe le mani staccate dal manubrio e la testa rovesciata all’indietro per guardare il cielo,le stelle e la luna moneta d’oro, linee bianche e luci verdi che sferzano l’oscurità. Le ruote che lasciano il suolo e la libertà che preme lungo la spina dorsale. Spero che ogni istante a sua disposizione abbia invaso la sua anima, lembi e spruzzi di mare. Spero che nell’ultimo suo giorno il tempo gli abbia fatto rivivere tutte le sue mille vite.
Giulio De Monaco