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«Sì, che mi ha fatto tanto male. A me e ai miei familiari. Sono rimasto fuori dall’attività politica e amministrativa in tutti questi anni in attesa del responso che, finalmente, è arrivato ».
L’eurodeputata, sua nipote Pina, si è fatta viva?
«Macché. Non la sento e non la vedo che saranno sei mesi».
Addirittura?
«Probabilmente ha altro da fare».
Come litigare con la Cgil e rinfacciare alla Camusso di essere stata eletta con tessere false?
«Non so perché si comporti così. È un modo di agire che non comprendo. Eppure sono sei anni che è parlamentare: prima nazionale e ora europeo. Un po’ di esperienza l’avrà fatta ».
Invece?
«Agisce in un modo che mi lascia seriamente interdetto».
Ma non era stato lei a portarla in politica, a farle fare i primi passi, a farle conoscere De Mita e a consigliarla?
«Sì, certo. Ma ormai sono sei mesi che non la vedo e non la sento. E quando viene qui a Teano non si fa vedere. Forse parla con mio fratello, il papà».
Lei ha incarichi nel Pd?
«Sono un semplice iscritto. Poi, ora che ho risolto la mia lunga e sofferta vicenda giudiziaria, deciderò cosa fare».
Vuole tornare a candidarsi a sindaco di Teano?
«Non lo so, può darsi. Per il momento c’è mio nipote, Alfredo D’Andrea, radiologo, figlio di mia sorella e cugino di Pina, che ha una ottima stoffa politica. È all’opposizione in consiglio comunale, ma un anno e mezzo fa ha ricevuto un lusinghiero risultato personale: 500 voti».
Lui non critica la Cgil?
«Macché. Tuttavia, spero che questo conflitto con il sindacato si sani al più presto. Io ho una lunga storia democristiana alle spalle. E da dipendente regionale ho fatto attività sindacale con la Cisl. Ma mai avrei immaginato che un giorno il partito della sinistra, il Pd, potesse litigare con il suo sindacato, la Cgil».
Cosa è cambiato?
«Cosa vuole che le dica? Cambiano i tempi e cambiano le persone. Solo chi non ha una storia personale e politica alle spalle può consentirsi di sparare contro chiunque, anche contro il sindacato».
Lei è renziano o è rimasto bersaniano?
«Sono del Pd e basta. In un orizzonte così mobile anche i riferimenti nazionali evaporano presto».
Raffaele Picierno è picierniano?
«Ecco, preferisco fare riferimento a me stesso».