Il recente terremoto che ha colpito le popolazioni del centro Italia ha inevitabilmente scosso la sensibilità del nostro popolo e di quasi il mondo intero. Su tutti i media si sono alternati esperti, studiosi della materia autorità civili e religiose. Ognuno per sostenere la propria tesi, corredata da quella che viene ritenuta, ed a ragione, la giusta ricetta, la prevenzione.
Tutti infatti hanno convenuto su di un punto: la migliore medicina per tentare di convivere con questo fenomeno, è investire risorse per mettere in sicurezza sia le abitazioni private che i luoghi pubblici dove si concentra il maggior numero di persone.
Per i privati dovrebbero pensarci i privati ma, con l’aiuto dello Stato, per il settore pubblico invece dovrebbe intervenire direttamente lo Stato. Uno dei settori su cui si concentra maggiormente l’attenzione dei politici, dei tecnici e dell’opinione pubblica sono le scuole e gli ospedali. Vanno, questi edifici, assolutamente e urgentemente messi in sicurezza, non possiamo correre il rischio che un nuovo evento sismico, imprevedibile nella gravità e nella tempistica, produca ulteriori vittime su cui avviare nuovi ed infiniti processi, soprattutto poi se si dovessero verificare proprio in quelle zone definite ad alta densità sismica.
Per restare dalle nostre parti, una mappa pubblicata alcune settimane fa, segnalava per ogni comune della provincia di Caserta, la classe di rischio sismico per le norme edilizie, da 1 a 3 assegnando alla classe uno il più alto indice di probabilità sismica.
E…come dice un proverbio popolare: “La lingua batte dove il dente duole”, ci siamo ricordati del nostro ospedale.
Nell’alto casertano ci sono due presidi ospedalieri attivi (Piedimonte Matese e Sessa Aurunca) ed uno inattivo (Teano). Consultando la mappa sismica risulta che l’area più a rischio sarebbe quella di Piedimonte M. classificata con 1(massima) e poi Sessa A. classificata con 2 (media) come quella di Teano. Da informazioni attinte di prima mano sembrerebbe che le due strutture attive cioè Sessa e Piedimonte non sarebbero a norma per quanto riguarda la sicurezza sismica, cosa invece che possiede la struttura di Teano su cui negli anni novanta sono stati fatti massicci interventi per la messa in sicurezza costata alla collettività molti miliardi delle vecchie lire e la incomprensibile decisione di chiuderlo.
Totò direbbe “voglio vedere questo cretino dove vuole arrivare!” Questo cretino vuole fare un semplice ragionamento: qualcuno dovrà prendersi la responsabilità, grande, di stabilire il livello di sicurezza dei due ospedali citati, se si ritiene di dovere intervenire per metterli in sicurezza e quale tipo di intervento programmare con relativa spesa. Devo continuare? Durante i lavori i pazienti dove potranno essere ricoverati e curati? In pratica un oculato amministratore pubblico dovrebbe valutare i rischi di una drastica riduzione di posti letto in coincidenza con uno evento sismico non auspicabile, anche perché è qui pronta per essere utilizzata la struttura di Teano pronta ad accogliere le attrezzature, gli impianti ed il personale medico necessario per il suo funzionamento.
Questo fa parte del buon senso ma c’è anche un’altra considerazione, quella sull’aspetto economico: in pratica si dovrebbe investire presumiamo decina di milioni di euro per mettere in sicurezza uno o due ospedali quando invece c’è ne uno già sicuro per una spesa sostenuta negli anni 90 (Impresa Pacifico Costruzioni) a cui ha fatto seguito un altro intervento per l’accorpamento dell’area del teatro vecchio, una enorme spesa complessiva buttata al vento in conseguenza della sciagurata chiusura sulla quale ancora non è stata fatta definitiva chiarezza, a parte un indecente e stucchevole scambio di accuse tra i governanti regionali di prima e quelli di dopo.
Conclusione: Gli ospedali attualmente in funzione (Sessa A. e Piedimonte M.) probabilmente dovranno essere messi in sicurezza con investimenti di svariati milioni di euro, contestualmente c’è l’ospedale di Teano che ha già subito un intervento di ristrutturazione complessivo.
Vi sembra una idea campata in aria quella di proporre la riattivazione di tutti i reparti del nostro ospedale mentre i politici decidono cosa fare per gli altri due?
Se qualcuno ancora non ha capito dove vuole arrivare questo cretino, lo spieghiamo in poche parole: vogliamo la riapertura del nostro ospedale per tanti e tanti motivi, di cui uno riteniamo di averlo appena illustrato..
Antonio Guttoriello