Non è proprio impossibile dire cose profonde e in modo piacevole.* ( Maximoto San )
Teano, una notte stellata, intorno al secolo IX, monastero femminile benedettino di Santa Reparata. Piena notte di vento e ombre: una figura esile e furtiva scivola rapida nell’intrico dei corridoi del monastero. Luci fievoli nella chiesa monastica, le monache dormono dopo un giorno di lavoro e preghiera. L’aria notturna già porta con sé tracce balsamiche di autunno, qualche foglia scivola nel parco, primi avvisi dell’anno sul viale del tramonto. Una lampada arde nella cella abbaziale, il vento la fa oscillare come anima in pena. Paga entra insonne nel suo appartamento sobrio, ha vegliato e controllato il sonno quieto delle sue Monache. La croce pettorale d’oro e gemme , opera d’arte di oreficeria longobarda, sfavilla, àncora di luce, sul petto della badessa, il suo pastorale d’ oro è deposto in un angolo, religiosamente. L’antica nobile bellezza è ancora notevole, la notte con la sua sottile falce di luna e le stelle che disegnano ghirigori di luce nella tavola del cielo le danno pace, i ricordi si snodano leggeri. Paga rammenta: giovane, bella, ricca figlia di Sicone, principe longobardo di Benevento: anni felici, palpitanti, fragili. L’orrore l’attende poi, repentino, inatteso, repellente. Giorni e notti deliranti. Ossessa: l’antico avversario si è impadronito del suo involucro mortale, di cui la nobile giovane ha perso il controllo.
Il Padre le tenta tutte: medici, sapienti, imbonitori, farmaci bislacchi. incantatori, maghi, abati, vescovi benedicenti e salmodianti. Niente da fare il nemico di tutte le ore è potente. Il principe veglia e prega. Dio misericordia infinita, lo premia, gli giunge notizia che nei pressi di Minturno ,in una chiesa periferica intitolata alla Madonna, accadono incredibili miracoli. Demoni espulsi, muti che acquistano la parola, sordi che sentono, ciechi che vedono i colori di un mondo dimenticato, storpi che acquistano l’uso di mani e piedi , dono perduto. Oceanica schiera di pellegrini in quel luogo, ricevono grazie per i meriti di una Santa fanciulla, ivi sepolta. Fama e fame di vita alimentano derelitti, disperati, afflitti, il vangelo vivo si attua , complice una martire, il cui corpo straziato giunge da paesi lontani. Il principe folle di gioia , non perde tempo, si mette in viaggio con la figlia riluttante, stanca di essere da tempo illusa e mortificata da ciarlatani e saggi d’accatto. Lo accompagnano il suo seguito e l’inseparabile vescovo Gutto. A viva forza , contro i residui di una volontà da gran tempo provata è introdotta nella chiesa, sviene sulla nuda pietra del pavimento. Il diabolico padrone del suo corpo, infierisce, rincara la dose. Sicone disperato si scioglie in lacrime e ancora una volta prega con fede: " Vergine di Cristo, Reparata, calamitato dal profumo della tua santità, ti prego di restituire salute e vigore a questa mia figlia, consunta da poteri diabolici, che le mie lacrime siano incenso, che la mia disperazione, si muti in speranza e luce. Ascolta il mio grido, che giunga fino a Te puro e disposto, affinché tramite la tua intercessione sia recuperato tutto ciò che abbiamo perduto". Paga ricorda, lacrime di gratitudine le inondano il volto dai tratti nobili e delicati. Il ricordo è un balsamo, la preghiera un cantico. La perseveranza del padre sconfigge il male, Reparata, invisibile esorcista di tempi antichi, vince ancora. La badessa ora sorride, il volto di luce, gli occhi due fulgide gemme. Si rivede e si riflette nel martirio della Santa fanciulla, che dorme ora il sonno della pace nella chiesa monastica di Teano e in Paradiso è specchio della misericordia di Dio. La Badessa accende un’altra piccola lucerna, apre e chiude la porta della sua cella, senza rumore, con passi di nuvola raggiunge lo scriptorium, dove le sue monache a turno hanno scritto a lettere ornate e miniato con arte raffinata la vicenda antica eppur nuova di S. Reparata. Accosta la lucernetta allo scritto e legge con studiata lentezza:" In Cesarea Marittima, la città di Erode il grande, fonderia di testimoni della Parola, crudelmente martirizzati, viveva una soave giovanetta di nobile nascita, Reparata, che cresce in bellezza e santità finché non è imprigionata, rea d’essere Cristiana. Interrogata dal severo e abile inquisitore conferma convinta la sua fede, senza flessioni, ferma , fiera, forte. Tiene testa al serrato interrogatorio, stupisce gli astanti ammirati, finché il giudice, stanco per tanta resistenza decide di farla arrostire. Reparata non brucia, canta lieta e intatta : " Come cedro sono stata esaltata sul Libano, come cipresso sul Sion, come mirra ho dato soavità di profumo.." Il tiranno la fa estrarre dal rogo e la invita a riflettere: " la notte porta consiglio". I Cristiani della città dei Cesari le tengono notturna compagnia, esaltando l’eroica fermezza delle numerose Martiri, rammentandole le fedeli promesse di Gesù. Reparata corroborata dai fratelli e sorelle in Cristo, affronta al mattino, il pertinace inquisitore conferma la sua fede rifiutando di adorare divinità aliene e false. Decio ordina di rasare a zero la fanciulla e di condurla , per sua vergogna, a fare un giretto istruttivo per la città. Reparata resa forzatamente calva ne guadagna in bellezza e forza, non si piega, al che il torturatore ordina:" Conducete via Reparata contumace e loquace, sprezzante dei sacrifici ai numi dell’Impero .che le sia tagliata la testa e mi sia portata." Il corpo della martire decapitata viene imbarcato con pochi compagni di fede esiliati su una vecchia bagnarola priva di remi e di equipaggio, in balia della sorte, dei venti e delle correnti marine, che dopo diversi giorni approda integra sul litorale dell’aurunca e romana Minturno, al Monte d’Argento di Scauri. La tomba diventa fucina di miracoli, viene eretta una chiesa e qui Paga incontra la sua liberazione. La badessa ora si ferma, trasale, sospira, prega, poi riprende la lettura interrotta. Il padre, dopo aver ringraziato Dio per la liberazione decide di portarsi le venerate spoglie a Benevento. Giunti a Teano il carro si impantana, i buoi si impuntano, Sicone dopo inutili tentativi di sbloccamento intende il volere di Reparata. Decreta di erigere una chiesa e un monastero che ne perpetui la memoria nei secoli. Così Paga, pagando il debito di riconoscenza si ritrova monaca e badessa benedettina nel monastero teanese. L’antica principessa longobarda è commossa, ripone lo scritto sul tavolo, prende la lampada, si avvia alla sua cella, furtiva. Presto. domani, diventato già oggi, è l’otto di ottobre, bisogna preparare la chiesa per la solennità. Paga, appagata spegne la tremolante fiammella, si addormenta serena. Una stella particolarmente luminosa occhieggia fulgente. E’ Santa Reparata che le sorride da spazi siderei?
Nota a margine: Un GRANDE GRAZIE alle vispe " Reparatine" per l’impegno profuso nell’allestimento di una Festa sontuosa, con l’invito a promuovere particolarmente anche il culto e la devozione a Santa Reparata, sollecitando e ricordando soprattutto agli accomodati Liquorini che, dove soggiornano spensieratamente, si tratta di un Santuario
Giulio De Monaco