Vogliono lavorare, sognano il posto fisso, puntano alla laurea come porta d’accesso ai lavori che desiderano di più. Ma solo il 30% dei 19enni italiani si immatricolano all’Università. E 17 su 100 di quelli che si iscrivono, abbandonano nel corso del primo anno di università. «Il nostro Paese sta perdendo la possibilità di valorizzare le capacità e le competenze del 70% dei giovani», ha dettoAndrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea, in occasione della presentazione, nella sede del ministero dell’Istruzione, del nuovo Profilo dei diplomati che hanno superato l’esame di maturità lo scorso luglio.
44 SU 100 CAMBIEREBBERO – «Risorse potenziali sprecate – ha detto Cammelli -. Una situazione che mette in luce l’urgenza di cambiare il modo di fare orientamento: così come viene fatto, non funziona». Basta pensare che, se tornassero ai tempi dell’iscrizione alla scuola superiore, 44 diplomati su cento cambierebbero l’indirizzo di studio o la scuola. «Vuol dire che hanno fatto la scelta sbagliata, o che non sono stati accompagnati in questa scelta». D’altronde, sottolinea Cammelli, ancora oggi 82 immatricolati su cento provengono da famiglie i cui genitori non hanno esperienza di studi universitari.
COME ORIENTARE – «La ricetta giusta per orientare – dice Cammelli – sono insegnanti abbastanza preparati, gente capace di capire, per esempio, che la risposta di cui hanno bisogno questi ragazzi non è legata solo alle possibilità della famiglia». «Questi giovani rappresentano il futuro: un bene prezioso che stiamo perdendo all’anagrafe e verso il quale la perdurante disattenzione e sottovalutazione da parte del mondo adulto finirà per diventare un vero punto critico». Orientare, dunque, i ragazzi a scelte consapevoli dopo il diploma di scuola secondaria superiore non può più essere solo un doveroso impegno da parte delle istituzioni scolastiche. È una necessità, un’urgenza per il Paese», dice il direttore di Almalaurea. Anticipando che il consorzio interuniversitario nato nel 1994 per favorire e monitorare l’inserimento dei laureati nel mondo del lavoro e poi diventato anche un importante canale per l’orientamento nella scelta del percorso di studi post diploma, ha allo studio strumenti per aiutare anche gli studenti di terza media a scegliere tra i percorsi possibili dopo la scuola dell’obbligo.
IDENTIKIT – L’indagine – che ha coinvolto 48.272 diplomati di 347 istituti scolastici di Lazio, Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria – delinea un ritratto di giovani complessivamente soddisfatti dell’esperienza scolastica, con una conoscenza «almeno buona» dell’inglese scritto. Uno su due ha svolto uno stage previsto dai programmi scolastici, il 31% ha compiuto un’esperienza di studio all’estero. Quelli che intendono iscriversi all’università sono spinti fondamentalmente da tre motivazioni: poter svolgere, grazie alla laurea, l’attività professionale di proprio interesse (risultato l’aspetto più importante di tutti), approfondire i propri interessi culturali e avere in futuro un lavoro ben retribuito.
BENE I PROF, MALE LE SCUOLE – Nel complesso, i diplomati si dichiarano piuttosto soddisfatti della propria esperienza scolastica: 31 su 100 si dichiarano addirittura «molto soddisfatti». Esprimono apprezzamenti nei confronti degli insegnanti, per la loro preparazione e la disponibilità al dialogo. L’80% dei diplomati è soddisfatto della competenza dei docenti, il 74% della chiarezza espositiva e il 65% della capacità di valutazione). Meno lusinghieri i giudizi sulle strutture scolastiche: laboratori inadeguati per uno su due, aule soddisfacenti solo per il 51% degli studenti, impianti e attrezzature sportive per 48 su cento. Le opinioni più critiche riguardano vari aspetti dell’organizzazione scolastica: a partire dalle attività di recupero per chi ha debiti formativi (giudicate positivamente dal 64% dei diplomati), l’operato dei rappresentanti degli studenti (59%), il sostegno all’orientamento per le scelte post-diploma universitarie o lavorative (58%), l’utilizzo di pc e nuove tecnologie e la pianificazione dell’orario scolastico (56%), la comunicazione, gli approfondimenti culturali e gli incontri con le aziende e le attività pratiche durante l’orario scolastico (laboratori, stage) con il 54%. Oltre all’inadeguatezza degli spazi comuni (50% delle risposte). Hanno usufruito dei servizi di biblioteca del proprio istituto 45 diplomati su cento, mentre altri 8 dichiarano l’assenza di tale struttura.
Fonte: Corriere.it