L’ Italia è un paese dal grande “Welfare”, non si discute: l’assistenza statale verso i cittadini è delle migliori e più estese al mondo. Dalla nascita alla morte sappiamo di poter contare sulla presenza dello Stato: sussidi per la maternità, malattia, lavoro, organizzazioni sociali, dalla stampa agli spettacoli, al patrocinio legale gratuito, agli artisti in difficoltà, agli stranieri che sbarcano, agli anziani, e quanto più ne volete.
Ma perché, allora, quando accade un terremoto o un’alluvione, o una catastrofe naturale, o una esondazione di qualche fiume, o una frana di grossa portata, o una nevicata fuori dal normale, o il crollo di un ponte, cose peraltro non eccezionali nel nostro paese, la prima cosa che si fa è di organizzare una raccolti fondi tra i cittadini per sovvenzionare la Protezione Civile, o i pompieri, o qualunque tipo di soccorritori, per lo più improvvisati? Evidentemente qualcosa non mi torna. Non che sia contrario in linea di principio a queste azioni umanitarie che affasciano gli uomini, sgravandone sovente la coscienza con la donazione di un euro attraverso il telefonino, ma tutto l’apparato statale deputato a siffatte emergenze è così carente e mal organizzato da dovere subito, dico subito, richiedere l’aiuto economico dei suoi cittadini?
E’ solo una banale riflessione, ma il denaro che circola produce comunque benefici, e sovente non alla stesse persone che ne hanno grande, ma soprattutto urgente, bisogno, mentre lo Stato si dimostra molto incapace, laddove dovrebbe rappresentare il massimo della efficienza.
Meglio allora le iniziative che partono dalle singole imprese, dagli industriali che modificano le proprie produzioni per le esigenze del momento, ai parroci che raccolgono e distribuiscono ai non abbienti le cose necessarie, ai privati che, in cristiano silenzio e anonimato, svolgono le stesse attività, sono certamente più lodevoli ed efficaci. Magari il denaro delle donazioni gioverà a qualcuno anche lontano da me, non discuto, ma quando? E in che misura? E quello che è vicino a me, e che vedo sempre più in difficoltà, che fa? Aspetta che il denaro raccolto faccia tutto il suo giro?
Certamente stiamo parlando di avvenimenti tragici, imprevisti e imprevedibili nel tempo e magari nelle modalità ed estensioni, ma son comunque situazioni che son sempre accadute e contro le quali una adeguata organizzazione è strettamente necessaria e indispensabile, specie in uno stato assistenziale.
E allora aiutiamoci nel modo migliore, perché il peggiore potrebbe essere proprio quello di formare un numero di telefono per sentirsi in pace con se stessi.
Claudio Gliottone