“Damià…Damià…Damianooooooo”.
La voce di Cosimo, tirata fuori in perfetto crescendo Rossiniano, fu seguita, all’ultima nota, da uno spaventoso rumore di candelabri, ceri, e portafiori stramazzati a terra da una ragguardevole altezza, in perfetto contrasto con l’intonato verso espresso dal Nostro, ma certamente di non minore intensità.
A provocare il tutto il buon Damiano che, svegliatosi di soprassalto, era miseramente caduto anch’egli trascinandosi dietro tutto l’arredamento della nicchia nella quale stava riposando.
“Cosimooooo, Cosimooo: ca te pozzan accirere! Che cacchio è successo?” domandò portandosi una mano alla fronte per cercare e valutare probabili lesioni, mentre con l’altra cercava di ricomporsi la tonaca, sollevatasi e girata su sé stessa.
“Tranquillo, Damià, tranquillo: m’hanno già acciso mille e seicento anni fa, assieme a te”
“Sì, ma io a’ capa t’a tagliasse n’ata vota, perbacco. Ma ti pare il modo di svegliare un povero santo che sta riposando dopo aver passato una giornata ad ascoltare giaculatorie, litanie, preghiere, nenie ed altre lamentazioni? Ch’è stato; ch’è successo? Mi credevo ch’era il terremoto.”.
“No, no: niente terremoto. E’ che io so’ troppo grande, Damià: troppo grande. E a volte mi vengono certe idee che m’avesser rà solo nu premmio Nobèl !”
“Sì, sì: è vero. Ma te l’avessere rà ‘ncapo nu bello premio Nobèl, chiuso dentro una scatola di ferro massiccio. ….Allora dimm à mè: qual è chest’idea?”
“Ecco qua. – partì subito Cosimo mettendo la lingua in pulito e cercando di assumere il tono e la gestualità di un grande oratore – Tu sai che la situazione patrimoniale della nostra città e dei nostri concittadini è a dir poco miserevole…”
“Sì: hai fatto la scoperta dell’acqua fresca”
“Appuntooo. E sai pure che da poco sono arrivate le salate bollette proprio dell’acqua fresca a datare dal 2015. Ora mi chiedo come fa a sanarsi la cassa pubblica se la cassa personale dei nostri concittadini è disastrata ancora di più?”
“E allora?”
“Allora ecco l’idea che manco Draghi, con tutto il rispetto, avrebbe saputo mai partorire: organizziamo un concorso a premi, così quelli che vincono possono pagare le bollette e forse resta qualcosa anche per loro!”
“E come dovrebbe essere stù concorso?”
“Semplice: un premio di almeno diecimila euro al primo che vede un Vigile Urbano girare per il paese; un secondo premio di pari entità al primo che trova, quando gli serve, un Ufficio Comunale aperto con dentro il relativo impiegato responsabile; un terzo premio, di entità più piccola perché il risultato è legato alle sole capacità del concorrente e non anche al caso, a chi indovina il numero preciso di tutte le buche presenti per le strade del paese, proprio come i coriandoli della Carrà in una famosa trasmissione televisiva; un ultimo premio, più consistente per l’impegno richiesto, a chi riporta le esatte dimensioni, larghezza, lunghezza e profondità, della buca più grossa.
Ehhhhh? Che te ne pare?”
“Cosimì, vuo’ sapè a verità?… A me e pare nà strunz…ta!!!!”.
La discussione finì lì, troncata e stroncata da Damiano: ma io, fossi un componente della Amministrazione locale, un pensierino alla proposta di Cosimo ce lo farei!
Claudio Gliottone