Caro Direttore,
ho sempre seguito ed apprezzato gli orientamenti redazionali del Messaggio ed in particolare il lodevole tentativo di dar voce a tutte le espressioni della realtà culturale e politica teanese nonché della puntuale cronaca degli avvenimenti locali. Dalle testimonianze raccolte dal tuo giornale mi rendo sempre più conto del baratro comportamentale e dialettico in cui molti politici locali stanno compulsivamente precipitando, a difesa di posizioni preconcette ma prive di una visione di insieme delle difficoltà da superare e che senza un progetto orientato al bene comune costituiscono oggettivamente un danno per Teano, la sua condizione attuale e le speranze per una sua ripresa futura.
E’ mai possibile, mi chiedo e ti domando, che in ogni occasione di novità o di modifica dello stato esistente non ci sia mai una intesa comune ma sia sempre lotta, condanna, contestazione, denuncia a danno di una realtà oggettivamente disperante e senza futuro? E’ mai possibile che non vi sia una idea, una, o un progetto di sviluppo condiviso e sostenuto da tutti e senza i soliti distinguo?
Mi terrorizza, quale teanese sempre affezionato alla sua città, vedere che la lotta, il contrasto, il dispetto, la maldicenza, il benaltrismo, il tanto peggio tanto meglio sono l’unico humus di cui si nutrono i diversi particolarismi locali e le persone che li rappresentano.
Mi chiedo perché in tanti l’amore per Teano, la sua gente, il suo passato ed il suo futuro si sono trasformati in odio per i propri avversari anche politici diventati nemici da combattere anche se a danno di Teano e della sua gente.
Forse chi vive sempre a Teano non se ne accorge, ma è forte nel visitatore la visione di una Teano sempre più abbandonata al destino di diventare solo un ricordo territoriale, umano e civile.
Dobbiamo per forza morire come città o è ancora possibile coltivare una condivisa speranza di rinascita?
Avv. Nando Corrado
Caro Nando,
non ti rispondo con la veste ufficiale perché sarebbe per me quasi innaturale farlo con un amico d’infanzia con il quale ho condiviso forse gli anni più belli della mia gioventù. Ti anticipo anche che, purtroppo, non mi sento di contestare gran parte delle tue considerazioni. Io stesso, che vivo questa realtà, che ho deciso da sempre di non lasciare la mia città, trovo difficile smentirti e allora lascio al sereno giudizio dei nostri lettori di riflettere sulla triste analisi che hai appena svolto.
Eppure, caro Nando, io stesso non mi ritengo esente da colpe. Non si vive una intera vita in una città senza averne influito anche se in minima parte, sul suo destino. Forse è questo senso di responsabilità, di onestà mentale che cerco di conservare che mi ha spinto quindici anni fa, prima a condividere e poi ad assumermi la responsabilità di guidare questo giornale. La cartina di tornasole di quello che hai descritto con tanta chiarezza, la troviamo noi nelle reazioni che siamo costretti, a volte, a registrare allorchè affrontiamo un argomento che investe questo o quel personaggio, della vita civile, politica o istituzionale.
A molti, anche persone di cui possiamo certificarne discrete qualità culturali, non si riesce a far passare il messaggio che le critiche, le osservazioni, i commenti non sempre devono ritenersi una condanna ma possono essere anche un incitamento o addirittura in qualche caso, indirettamente ed umilmente, un consiglio. La diffidenza, l’invidia, in molti casi la grande considerazione che si ha di se stessi (spesso ingiustificata) fa perdere di vista il vero senso di ciò che si è letto. E’ forse proprio qui il limite, l’ostacolo ad un risveglio culturale e sociale della nostra città. E’ proprio da li che dovrebbe partire la spinta per coltivare una condivisa speranza di rinascita ma è proprio da li che si ascolta un terrificante silenzio.
Scusami ma, al tuo ultimo interrogativo non so rispondere, anzi, non voglio perchè non intendo rinunciare alla speranza che "domani possa essere un altro giorno" per la nostra Teano.
Semplicemente e affettuosamente
Antonio