Carissimi concittadini, il quadro complessivo del territorio sidicino riflette quanto accade a livello nazionale: il nulla assoluto, l’incompetenza totale espressa dai “famosi soliti noti”, quattro “pseudo” politici locali che, con boriosa e ostinata protervia, insistono nel proporsi quali persone perbene, preparate e capaci di risolvere le problematiche della città, attuali e future, con gli stessi metodi politici utilizzati nel passato e dimostratisi palesemente errati e, solo per fortuna, non fatali.
Amministratori che, nella realtà, non hanno la forza strutturale, né la capacità di concepire progetti, né la visione delle reali problematiche che affliggono il territorio.
Perché affermo questo? Lo affermo perché i “noti divi”, che tutti conosciamo, hanno amministrato la città incoraggiando il clientelismo più becero, privando Teano del proprio cuore, snaturandone l’anima, offuscandone il passato, la storia. Questi signori, che pensano di essere al di sopra di ogni sospetto, dal dopoguerra ad oggi, più che ricostruire, hanno distrutto quanto di integro i nostri padri avevano sottratto alla distruzione del secondo conflitto mondiale.
La mia infanzia e la prima gioventù l’ho vissuta a Teano. A quattro anni, nel 1950, i miei occhi hanno visto la città ancora piena di macerie che, per me ed i miei coetanei, costituivano teatro di innocenti giochi. Ecco poi la ricostruzione, la rinascita, anche sociale e culturale della società sidicina, e le prime avvisaglie di sviluppo e benessere economico, percepito, inseguito e raggiunto dalla popolazione, anche se non in maniera diffusa e piena. Erano gli anni sessanta; ero innamorato di questi luoghi, di Teano, dell’essere sidicino, anche se d’adozione; erano gli anni del boom economico, un fermento di operosità che coinvolgeva tutta la popolazione, che la rendeva attiva, che regalava sogni, speranze, che corroborava la volontà di riuscire, di vincere la crisi, di cacciare la povertà. All’età di diciotto anni, in punta di piedi, insieme ad alcuni amici come me ricchi di sogni e speranze, mi affacciai nel mondo della politica, avanzando progetti volti alla candidatura di Teano a capitale dell’Unità d’Italia, al recupero delle terme dell’acqua ferrata, alla rivalutazione ed allo sviluppo del centro storico, allo sviluppo urbanistico ed ambientale, da perseguire con criteri e metodi sostenibili. I progetti (sogni?) maggiormente avvertiti erano quelli finalizzati ad affermare e rendere spendibile in ambito nazionale lo storico incontro, le aree archeologiche esistenti sul territorio e, primo fra tutti, all’attivazione permanente del Teatro romano. Fare di Teano una città d’arte, di storia e di cultura. Avevo diciotto anni, tante idee, tanti progetti, poi la naja e, di conseguenza, l’abbandono totale di quel mondo politico, per me ancora tutto da scoprire; così le idee, i programmi, i sogni e le speranze sono rimasti solo nei miei ricordi e nel mio cuore; e forse proprio da lì che oggi si dovrebbe segnare il punto di partenza per la rinascita di Teano. Si! Bisogna ricominciare dai ricordi e dal cuore!
Ciò che nella vita mi ha sempre tormentato è l’incapacità amministrativa e la falsità che hanno caratterizzato le diverse amministrazioni avvicendatesi dagli anni sessanta in poi nell’amministrazione della città.
La loro gestione, meglio mala gestione, ha ottenuto un solo inconfutabile e palese risultato: la rovina di Teano. E di ciò non hanno fatto ammenda! Anzi! Per fortuna fanno parte di una stravagante specie di politici/amministratori oggi in via d’estinzione.
Ho sempre dichiarato pubblicamente il mio pensiero sulle questioni amministrative relative alle passate amministrazioni e che, ancora oggi, quasi con noioso paganiniano moto perpetuo, continuo a rappresentare.
Il mio invito ai “divi” della politica sidicina, se non l’avessero ancora percepito a causa della loro boriosa convinzione di capacità ed indispensabilità, è di prendere seriamente in esame la decisione di abbandonare definitivamente la politica e lasciare ad altri il compito di amministrare Teano.
Sidicino, se oggi, per caso, provassi innocentemente a chiedere a questi dinosauri della politica locale le cause del loro insufficiente ed improduttivo operato, scaricherebbero le colpe sulle amministrazioni precedenti.
In realtà non hanno mai avuto la competenza e l’intelligenza nel fare, nascondendo sotto una spessa coltre di menzogne la propria palese incapacità e inadeguatezza al ruolo di amministratore.
Ma riescono a capire che, nella vita vera, se semini lupini non puoi raccogliere grano?
Avessero almeno l’onestà intellettuale di ammettere di essere stati gli artefici del degrado di una città che, sempre per onestà intellettuale, devono riconoscere essere stata un tempo viva sotto l’aspetto socio-economico, culturale, di immagine, di etica e che, soprattutto, si distingueva per l’ottima qualità di vita!
Ma l’onestà, evidentemente non è una loro virtù! Men che meno l’intelletto!!!!!!!