Se decidi di partecipare ad una manifestazione che ha per titolo:”Vecchi sapori e vecchi mestieri” ti aspetti di fare un tuffo nelle ricette che una volta allietavano le nostre tavole, pasti frugali, semplici con prodotti rigidamente nostrani e dal sapore inconfondibile per poi passare a rivivere vecchi mestieri ed usanze ormai superati dalla tecnologia e dal modernismo. Se hai partecipato alla XVIII edizione dei Vecchi Sapori e Mestieri targata Il Campanile invece non potrai non aver fatto un tuffo nella memoria anche di tanti ricordi legati ad eventi e persone che hanno attraversato molti anni della nostra vita e che riempiono spesso i tanti ricordi che cerchiamo di trasferire ai posteri. E’ bastata infatti una capatina nell’atrio della Confidenza Castallo per visitare la mostra di fotografie T-essere per rivedere esposti sulle mura del corridoio centrale, tanti volti di persone, già ospiti della fondazione, che oltre alla loro immagine hanno regalato una pillola di saggezza ( le foto che pubblichiamo ci sono state gentilmente inviate dalla brava educatrice professionale Annagilda Landolfi organizzatrice della mostra con la collaborazione di Valentina Iannazzo assistente sociale e Fulvia Vigliano Psicologa ma, l’intera collezione sarà pubblicata nel prossimo numero del nostro giornale in edicola alla fine del mese di agosto).
Un messaggio giunto in redazione, firmato A.P. diceva semplicemente “Una manifestazione così ti lascia sempre una piacevole sensazione”. Non conosco l’autore del messaggio certamente non si è impegnato molto come corrispondente ma nella sua brevità ha scritto una cosa vera. Se gli organizzatori volevano sollecitare e stuzzicare la nostra memoria e quindi i nostri ricordi ci sono riusciti in pieno, perché quello che abbiamo condiviso è andato oltre le delizie del palato o la riproposizione di vecchi mestieri. Ci è stato offerto uno sguardo sugli usi e consuetudini visitando il museo della civiltà contadina organizzato dalla dinamica ins. Giò Mastrostefano
Alla vista di quel pupazzo sul letto (vedi foto in primo piano ), una signora convinta che fosse di carne ed ossa ha esclamato:” Metteteci due cuscini ai lati altrimenti quel bambino finisce a terra” Le è stato poi spiegato che quel bambino era finto. Tante cose erano esposte, alcune scomparse alla nostra memoria ma riapparse li appese al muro o poggiate su di un antico mobile. Alcune foto di grande pregio non artistico ma per quello che rappresentano. In una abbiamo rivisto con piacere il volto del Vescovo S.E. Mons. Medori ma di questo museo occorrerà parlarne ancora e molto più dettagliatamente.
Maria Flora,la stessa che fece partorire due anni fa, in un portone del vicolo S.Benedetto, in piena baldoria popolare, una giovane gestante che non arrivò in tempo al pronto soccorso, quest’anno tra una chiagnazzata e l’altra, ai piedi del povero defunto che ha scelto la serata dei vecchi mestieri per lasciare questo mondo di lacrime, ha avuto il tempo e la freddezza di osservare che “Il buon cibo non è mancato ed ha fatto felici proprio tutti”.
Lo ha riferito leggendo i particolari cartelli che descrivevano il cibo con il loro nome locale: Melanzane a fungetiegli, puparuoli arrustuti, sauciccia ecc, ma anche pizze fritte con vari ripieni!
Se un ulteriore pregio possiamo attribuire a questa manifestazione è quello di aver completato il circuito della memoria perché gli organizzatori non hanno riempito le strade solo di vecchi sapori e mestieri ma anche di storia della nostra città impreziosita dalle immagini esposte nell’auditorium dell’Annunziata grazie alla disponibilità del noto collezionista Luigi Di Benedetto esponente di spicco della Proloco Teanum Sidicinum. In contemporanea è stato anche possibile rivedere parte della collezione di due artisti nostrani, ormai noti agli appassionati della pittura, il simpatico e bravo Walter Acciardi ed il naif Enzo Barra.
Noi teanesi siamo bravi a mettere sempre a coppa ed io non voglio sottrarmi a questa nomea anzi me la voglio meritare tutta e concludo questo pezzo con un appunto: Il prossimo anno non fate coincidere i due eventi, la festività del Santo Patrono e i vecchi sapori e mestieri. La gente arriva al terzo giorno che non ce la fa più, tra una granita, una pizza fritta, un piatto di gnocchi e quest’anno addirittura di fagioli alla messicana ( fatemi conoscere il cuoco), i panini della casa del Campanile, gli unici a far festa sono stati il colesterolo e il diabete.
Ma siamo sicuri invece che è stata tutta salute ( è il mio senso di colpa che reagisce) e tanta salute auguriamo agli organizzatori, agli amici del Campanile ed il loro Comandante, i componenti il comitato per la Festività di S.Paride, gli espositori delle varie mostre, le varie associazioni coinvolte ed i semplici cittadini che hanno in qualche modo collaborato ed infine a tutti i nostri compaesani ritornati in città per rivivere con i propri parenti ed amici le vecchie tradizioni assaporando vecchi sapori e ricordando vecchi mestieri che ci legano indissolubilmente ad un passato che non potremo mai dimenticare.
In uno dei pochi messaggi ricevuti, nonostante le numerose dichiarazioni di disponibilità a partecipare come corrispondenti per la redazione di questo articolo, si legge testualmente:” Dobbiamo ringraziare le varie associazioni culturali e non, che operano nel nostro territorio altrimenti vi immaginate che noia l’estate a Teano?”
Antonio Guttoriello
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