In Macedonia tanti, troppi anni fa una pallida luna invernale rischiarava fiocamente le turbinose acque del fiume Vojussa, percorse da un impetuoso vento di tramontana. Era tempo di guerra, una guerra feroce, crudele, spietata. I soldati italiani avanzavano in silenzio con felina rapidità lungo la riva del corso d’acqua. Il nemico non molto distante incalzava, la paura serpeggiava fra la truppa, raggelando i cuori e rendendo molli le gambe. Finalmente un guado! Il capitano Raiola, di cuore generoso e di mente lucida, prontamente si immerse con temeraria determinazione nel gelo del fiume, incitando i suoi a fare altrettanto. I soldati seguirono l’esortazione del loro ufficiale e, lesti, furono sull’altra sponda. Il capitano stringeva i denti e serrava i pugni, stretto nella morsa gelida del fiume. Pensava alla moglie lontana, ma la vita dei suoi subalterni gli stava infinitamente a cuore, e allora si arrese sfinito, quando l’ultimo dei suoi uomini attraversò indenne il guado.
L’atto generoso gli costò caro. Ritornato in Patria, contrasse una flebite seguita da terribili complicanze, che immaturamente lo portarono alla tomba. Era una torrida e afosa giornata del 17 luglio 1923. La giovane moglie, Vincenzina Marseglia, annientata da uno sconfinato dolore, trascorse il resto della sua vita nel ricordo perennemente adorante del giovane marito. Non visse più, vegetò, fino a quando una lunga e penosa infermità la riunì in Dio al suo Giuseppe che mai aveva cessato di amare.
Giuseppe Raiola era di alta statura, il volto dai lineamenti fini e aristocratici; neri baffi sottili gli ombreggiavano le labbra ben disegnate, gli occhi scuri e profondi rivelavano un carattere sensibile e soave, fermo e volitivo. Di intelligenza acuta e agile si laureò con gran successo in Lettere e Filosofia presso l’Università di Napoli, conservando anche dopo la laurea la stima e l’affetto dei suoi professori. Precocemente pubblicò: Un amico di Erasmo di Rotterdam (1914); L’origine di Nola (1919), l’etrusca città dove nacque il 26 novembre 1888. Fu stimato professore di Lettere presso il liceo classico di S. Maria C.V.. Sposatosi a Teano con la professoressa Vincenzina Marseglia si innamorò della città sidicina e della sua storia al punto tale da scrivere Teanum Sidicinum (1922) che gli valse il conferimento della cittadinanza onoraria e i lusinghieri complimenti di insigni studiosi come Della Corte, Von Duhn, Gabrici, Maiuri, Ettore Pais.
Fabrizio Zarone, raffinatissimo aedo della storia di Teano, nella prefazione al suo insostituibile lavoro L’antico popolo dei Sidicini (1958), afferma con convinta ammirazione: “Le prime notizie sull’ANTICO POPOLO DEI SIDICINI furono a noi tramandate da Tito Livio; seguirono ad esse, nello spazio di secoli, note vaghe, talvolta fantastiche e contraddittorie di antichi scrittori e di dilettanti storici locali. A tali notizie bizzarre e confuse fu posto un alt nei primi decenni del secolo in corso dal non mai abbastanza compianto Prof. Giuseppe Raiola che, con la scoperta della cinta murale preromana di Teano, pose valide fondamenta per la storia della popolazione Sidicina.”
Il libro fu scritto non solo con rigore specialistico, ma anche con stile elegante che rasenta momenti di elevato lirismo. La cinta muraria italica nello scritto del Raiola sembra vivere di vita propria. La fa vibrare, palpitare nel ricordo intenso e commosso di antiche vicende che rianimano e sublimano il presente: “Vista al tramonto o di sera, tutta questa immensa mole si tinge di colore oscuro, cupo, funereo. Ma, quando al sorgere del giorno vi batte in pieno il sole nascente, sembra quasi vi si ridesti l’anima dei secoli ed allora quei massi ferrugigni diventano corruschi di guizzi e lampi, come corrusca di gioia forse divenne l’anima dei padri alla visione dell’opera compiuta. “ (Teanum Sidicinum, p. 54).
L’affetto per la consorte e l’amore per la ricerca storica erano strettamente congiunti a una salda fede in Dio, non disgiunta dalle virtù della speranza e della carità. Assisteva puntualmente alla S. Messa, si accostava di frequente ai sacramenti, dai quali traeva forza per le dure prove della sua breve ma intensa vita. Il mio allegro compare Maurizio Simone possiede ancora pochissime copie di Teanum Sidicinum, che con encomiabile generosità ha donato in passato e continua a donare ad amici, studiosi, bibliomani, papiromani ed enti culturali.
Ma… tutto finisce, e a esaurimento delle copie, vorrà il compare Maurizio far ristampare il libro del venerato prozio? Sono fermamente convinto che provvederà presto, con la solerzia, il tempismo, la sensibilità che lo distinguono.
Il Prof. Raiola ,Teano e i Teanesi indiscutibilmente lo meritano.
Giulio De Monaco