Il 4 novembre, a Teano, durante la mia fanciullezza, garrivano tante bandiere dai balconi e dalle finestre! Era uno splendido mattino di novembre, l’aria ardeva di un grande incendio tricolore. E, lungo il Corso Vittorio Emanuele II, la banda musicale cittadina “Giuseppe Verdi” stupiva i cittadini con piacevoli squilli di fanfara.
Il 4 novembre è la ricorrenza annuale della più grande vittoria che la storia ricordi: VITTORIO VENETO!
Questo nome è glorioso, per i più datati, gli animi ancora oggi si agitano d’infinite emozioni, mentre dinanzi alla mente commossa si apre come un immenso scenario: monti, valli, fiumi, lembi di terra difesa palmo a palmo con le unghie e coi denti, persi e riconquistati attraverso lotte leggendarie, attraverso episodi di valore, compiutisi in uno scomodo e fangoso angolo di
trincea.
Ma al termine, la tenacia e il valore dei soldati d’Italia ebbero finalmente ragione su colui che fu il suo secolare nemico. Il grido di “VITTORIA!” si propagò con un rombo di tuono dallo Stelvio al mare.
Il nemico, travolto e incalzato, fuggì. In quell’alba autunnale di quell’autunno 1918 Trento si sveglia finalmente italiana. Vi confluirono, come un fiume in piena, i nostri soldati; avevano bandiere fin sulle canne dei fucili.
Su, nelle loro fosse, nel Castello del Buonconsiglio, Battisti, Filzi, Chiesa e con loro tutti gli altri eroici esponenti e sostenitori della nostra indipendenza, esultavano. Il sogno per cui essi sono morti, si era finalmente avverato; si, Trento è italiana.
La disfatta austriaca si era delineata su tutto i fronte, ma nessuna tregua più fu data al nemico, finché esso non fu ricacciato da tutti i nostri sacri confini.
Successivamente anche Trieste fu liberata; l’ala della vittoria sfiorò la campana delle torre di San Giusto, che suonava a distesa. In breve tutta la città fu immersa di tricolori. “Noi arriviamo – scrisse in quei giorni un testimone – proprio il giorno della sua festa: il giorno di San Giusto!”
Una commozione infantile prende tutti. Si risponde ai saluti urlando, e si piange. Ondate di commozione agitano la folla. Il Generale Petitti, questo soldato che non ha mai tremato dinanzi al nemico, sbiancò dall’emozione: i suoi occhi erano lucidi di lacrime nel vedere quella fiumana di popolo con infinite bandiere mosse come da una bufera.
Il Generale con voce tonante grida dalla prua della sua nave: da oggi i nostri morti non sono morti!
Viva l’Italia! Ben venuti, finalmente! – rispose il popolo triestino. E su tutto dominò la parola dolcissima: Fratelli, fratelli!.
Anche questa città, che più ha atteso e più ha sofferto, è finalmente restituita alla madre patria. Dall’alto della torre di San Giusto lo storico campanone diffonde sulla città liberata, i suoi rintocchi gravi, profondi.

Il testo, del Bollettino della Vittoria fu fuso nel bronzo delle artiglierie catturate al nemico, è esposto in tutte le Caserme e i Municipi d’Italia.
Contemporaneamente, con la rapidità del lampo, dalle Alpi alla Sicilia e alle nostre colonie, si diffonde il messaggio:“ La guerra contro l’Austria Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’esercito italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta!…..l’esercito Austro-Ungarico è annientato….. i resti di quello che fu uno dei più potente eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano deciso con orgogliosa sicurezza…”.
Il grande messaggio recava appunto la data del 4 novembre, data memoranda, che rimarrà scolpita nella storia a caratteri indelebili e più gli anni passano e più essa brillerà agli occhi delle generazioni future.
Questa la grande data che annualmente ricordiamo e celebriamo. Squillino dunque allegre le fanfare e sventolino libere al sole tutte le bandiere, simbolo di fede e di vittoria!
Viva il IV novembre, giornata delle Forze Armate e del Combattente!
Mario Biscotti