… Vorrei analizzare gli ultimi avvenimenti amministrativi della nostra città. Premetto che ignoro quale eccelsa mente abbia partorito l’articolo 53 del Testo Unico Enti Locali pubblicato in G.U. 28 settembre del 2000 laddove cita testualmente: “Le dimissioni presentate dal sindaco o dal presidente della provincia diventano efficaci ed irrevocabili trascorso il termine di 20 giorni dalla loro presentazione al consiglio. In tal caso si procede allo scioglimento del rispettivo consiglio, con contestuale nomina di un commissario”. Ho infatti sempre ritenuto che le “dimissioni” da una carica ricoperta fossero il supremo gesto di dignità messo in atto avverso situazioni ideologiche e gestionali contrarie alle proprie, e nascessero da naturali approfondimenti di una realtà amministrativa non condivisa o portatrice di disagi e difficoltà non più adattabili a personale o comunitaria visione. In questa, forse superata, visione si inquadrano, ad esempio, quelle presentate da Cavour nel 1855 per porre fine al governo del “connubio” con Urbano Rattazzi (un primigenio centro-sinistra) o quelle presentate quando, nel 1859, l’improvviso armistizio di Villafranca, firmato dall’alleato Napoleone III, mise in pericolo il suo sogno unitario. Oppure quelle presentate per ben sette volte, dal 1946 al 1958, da Alcide De Gasperi per esautorare dal Governo forze politiche non centriste e moderate. Avevano un senso politico puro ed erano comunque presentate ad un organo superiore che, valutato il quadro politico generale, aveva facoltà di accettarle o di respingerle; come accadde sia per Cavour da parte del re Vittorio Emanuele II che per De Gasperi da parte dei Presidenti della Repubblica Einaudi e Gronchi. Ma le “dimissioni” che diventano effettive dopo 20 giorni di quiescenza hanno uno strano senso “compromissorio”, se non addirittura “ricattatorio” verso situazioni sulle quali grava l’aut-aut: “o fate come dico io, oppure muoia Sansone con tutti i Filistei!”. Per esprimersi “terra terra” con le prime si affermava “io non sono d’accordo e me ne vado, ma voi fate pure quel che volete” e con le seconde si afferma “se non siete d’accordo con me ce ne andiamo tutti a casa”. Come vedete è grande il senso democratico che se ne evince. Tanto premesso analizziamo la lettera di dimissioni presentate dal nostro Sindaco in data 3/12 u.s. Inizia anch’egli in tono “dimesso”: “Gli ultimi mesi non hanno potuto che farmi prendere atto dell’assenza delle condizioni atte a consentirmi di continuare a svolgere con serenità un compito che avrebbe richiesto in una fase quanto mai delicata il massimo dell’impegno da parte di tutti”. E fin qui “nulla quaestio” , come avrebbe detto un compianto politico locale, se non il fatto che si sia accorto “solo negli ultimi mesi” di quella “assenza di condizioni ecc..” che gran parte dei cittadini ha cominciato ad avvertire fin dai “primi mesi”. Ma il tono subito cambia: “Il quadro politico che si è determinato, prima con la creazione di vari gruppi politici in seno al Consiglio comunale, poi con la scarsa sinergia di intenti ed azioni tra gli eletti, ha spuntato ogni mio possibile ulteriore sforzo finalizzato ad avviare un’azione corale e determinata che potesse affrontare, con i necessari tempi rapidi, l’avvio di nuovi progetti e cantieri finalizzati a risollevare a livello strutturale ed economico la nostra città. Cantieri che non sono ancora partiti per la responsabilità specifica dell’area tecnica, i cui vertici, presi non si sa da quale più alto impegno hanno ritenuto tuttora faticoso e difficile premere un pulsante di invio, forse, la verità. È che sono impegnati a fare “spallucce” e “ostruzionismo”. Ecco qua: sono partiti, per dirla in termini pugilistici, due vigorosi ganci destri: uno al mento dei suoi colleghi consiglieri e uno a quello degli impiegati amministrativi, in particolare del settore tecnico. E segue tutta una serie di iniziative progettate ed assunte(?) che non si sono realizzate per i sopra esposti motivi, nonostante almeno la parte “tecnica” fosse stata subito gratificata di pregiudiziali e pomposi attestati di benemerenza!!! Che stia proprio qui l’inghippo? In una scarsa conoscenza degli uomini ed in una malaccorta loro gestione? In un presenzialismo ossessivo al punto da non lasciar posto in scena neanche al “capocomico” e meno che mai all’ “attor giovane”? Comunque le colpe di tutto sono sempre degli altri. Ora, nei venti giorni che seguiranno, cosa accadrà? Certamente la indifferenza con cui i cittadini stanno dimostrando di accogliere la “novità” non depone bene per la determinazione della sua essenza: sarebbe la seconda presentazione di dimissioni senza effetti in tre anni. Un grottesco “dejà vu”. A rafforzarci in questa opinione è una banale considerazione: l’aspetto “ricattatorio” che attribuivo prima al sistema dimissionario prescritto dal T.U.E.L non può avere effetto sugli impiegati, che resteranno sempre e comunque al loro posto, e neppure sugli amministratori molti dei quali sono adusi a volteggi da “Ballando con le stelle” e quindi si adegueranno a tutto, pur di non finire come i Filistei.
E allora? Cantava Roberto Murolo…E allora avremo perso solo tanto altro inconcludente tempo.
Ultima presa in giro in un felliniano circo. Non vogliatemene.
Claudio Gliottone



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