La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re, non si rende conto che in realtà è il re che è Re perché essi sono sudditi ( Karl Marx ). La grandezza di un pensatore è indurci a pensare, perché senza pensiero critico vince la forza. L’uomo del ‘900 ha avuto la passione per la realtà , pensare gli era congeniale. Ha cercato più di tutto la sua libertà. Tutti,da sempre siamo a favore della libertà ; ma cos’è la libertà? Qual’ è il suo contenuto? E’ una cosa mia la libertà? E’ una quota di proprietà della persona? E se fosse una relazione tra individui, uno spazio sociale da condividere, in cui essere ugualmente liberi tutti ? Se a essere libero è soltanto qualcuno si può parlare di libertà? Oggi la libertà sembra essere un possesso dell’individuo, una manifestazione di mancanza di impedimenti : Ma si esaurisce in questo la libertà? Impossessarsi dei concetti è sempre affascinante, è uno dei motivi che dà prestigio alla filosofia, ma categorizzare ciò che della realtà non è l’immanente resta un compito arduo. Ognuno di noi dà un contenuto diverso alla parola libertà, che riesce ad ospitare un mondo infinito di significati. Per chi muore di fame la libertà non può essere quella di andare al museo liberamente, sarà in forma anapodittica quella di poter mangiare. Nello sforzo di attribuire alla libertà una determinazione univoca, la concettualizzerei come una relazione sociale di individui egualmente liberi DA ma anche liberi DI . Il comunismo del ‘900 rendeva liberi DI , perché i diritti sociali erano garantiti, ma mancava la libertà DA . C’era proprio un ostacolo fisico a bloccarne l’accesso : un muro che attraversava tutta Berlino ,impattando sulla buona riuscita di una libertà degna di tale statuto concettuale. Nell’800, in Germania, Bismarck introduce già il welfare, ma anche Mussolini introdurrà il sistema pensionistico, erano però concessioni dall’alto e non conquiste di classi sociali consapevoli , in lotta per la loro libertà . Per Marx il comunismo è il suo credo, per quanto immanente. Il suo regno promesso è il regno della libertà . Pasolini aveva già intuito che il contrario della religione cristiana non fosse il comunismo ma il capitalismo ,per le masse però, desiderose di modernità , suonava come una blasfemia ; è il prezzo che pagano tutti gli avanguardisti . Marx è la secolarizzazione del cristianesimo, dove la dicotomia del prima e del dopo ,da realizzare con la rivoluzione , sostituisce quella tra cielo e terra. Pensa che l’uomo sia veramente libero quando lavora, ma in Marx il concetto di lavoro è ben lontano dallo sfruttamento , dall’alienazione e dall’asservimento , prodotti nelle nuove forme di lavoro, dal capitalismo finanziario. In Marx c’è antropizzazione della natura: la cella dell’ape, non sarà mai bella quanto il fare umano, volto sempre ad una progettualità e quindi a una intrinseca bellezza anche. La società capitalistica ha svilito il concetto di lavoro ; la Arendt è aporetica sulla visione del lavoro che c’è in Marx, la fine del lavoro era da intedere come una certa stagione del lavoro e non come fine del lavoro tout court. La casalinga che lavora a casa mette in atto una forma di lavoro, anche se non remunerato, oppure no ? Oggi c’è il precariato, altro che realizzazione dell’uomo attraverso il lavoro. Ci tocca tutti essere imprenditori di noi stessi, il nuovo registro semantico parla di start up, come se fosse una scelta personale. Il capitalismo sembra essersi naturalizzato ,non si esce più dal sistema . Siamo passati dall’uscita possibile dalla caverna di Platone a quella impossibile dalla gabbia d’acciaio di Max Weber. La società è darwiniana, a sopravvivere è il più competente, il più valido, il più adatto . Il tentativo di pensare alla salvezza in termini sociali non si è mai concretizzato , anzi c’è un vero e proprio ritorno all’etica protestante del “ mi salvo io “ , e tanto più riesco quanto più gli altri vanno in rovina . Del bene comune non si discute più , ci si occupa di pseudo problemi, dimenticando la visione olistica dell’essere sociale, sacrificata sull’altare del laicismo positivistico ,nuova religione dei moderni neoliberisti. A rendere vincente il modello unico globale è stata la sua forza nel delegittimare i totalitarismi, non c’è stata lungimiranza nello scorgere che esso stesso ne assumeva le sembianze, diventando , da ultimo, il totalitarismo perfettamente riuscito . Il crocefisso cristiano, il velo islamico, vanno tacciati di arretratezza ,se non di essere meri oggetti apotropaici. L’unico modello valido, che corrisponde perfettamente al nuovo standard, è quello del single , senza memoria storica e senza progettualità futura. Qualsiasi pensiero dell’alterità viene neutralizzato da una propaganda incessante che trova il modo di strisciare in tutte le categorie modali con le quali decidiamo cosa sia giusto e cosa sbagliato. Organizziamo giornate contro i crimini dei passati totalitarismi, che di certo meritano essere ricordati, ma con uguale forza dovremmo ricordare anche i crimini che sta compiendo il capitalismo nel mondo. Dovremmo ragionare delle bombe atomiche e non solo di Auschwitz o dei gulag . Nessuno parla del bombardamento in Iraq , 500.000 bambini massacrati dalle bombe americane. Al giornalista che faceva domane fu risposto che quel caro prezzo fu un male necessario. Non c’è stata alcuna condanna etica. La grammatica dominante parla di guerre giuste: evocare Hitler serve a legittimare la presenza della bomba atomica, il registro semantico delle sinistre parla la stessa lingua. C’è alternanza senza alternativa, tutto è filoatlantista. L’Italia ha avuto il partito comunista più forte di tutta Europa, ma ha scambiato un finto progresso per un’emancipazione tout court .Gorbaciov nel ’90 con la perestrojka aprì all’occidente, passando dalla sfilata per la rivoluzione d’ottobre alla pubblicità della pizza Hu , ponendo in essere non solo un cambiamento socio economico, ma una vera e propria conversione antropologica. E’ stata la guerra fredda a proteggerci dalle guerre reali, molto più di quanto abbia fatto l’Europa , famosa più per quello che ci chiede che per quello che ci dà. Ce lo chiede l’Europa è forse la locuzione più in uso del politichese. Sono vere e proprie fughe in avanti , con cui chiedono la nostra fiducia, senza darci alcuna certezza . L’euroatlantismo è l’ipostasi della nostra inadeguatezza, a poter prendere le debite distanze dalle decisioni che ci vengono imposte dai padroni del mondo , una vera contraddizione in termini . Il comunismo del ‘900 ci insegna che un mondo policentrico è sicuramente da preferire a un mondo monopolare. La struttura del mondo moderno è verticale, non c’è più possibilità di alterità, per la quale era necessario il modello dicotomico . E’ così che il modello unico si contrabbanda come giusto, come il migliore. La nuova classe dominante non è più fatta da piccoli borghesi, ma da lupi di borsa, dell’alta finanza, da una ristrettissima cerchia di individui che non ha più nulla da condividere col mondo valoriale borghese ,quello della coscienza infelice, figuriamoci con i proletari . E’ una classe sdradicata, delocalizzata, difficilmente individuabile, che gestisce anche i mezzi d’informazione e di diffusione della cultura, imponendo le loro mappe concettuali, anche a chi fatica ad arrivare alla fine del mese , follia spiegabile solo col peso incommensurabile della propaganda che ha la capacità di azzerare qualsiasi tentativo di ermeneutica logico-razionale,riuscendo a trasformare persino gesti eversivi in standard. Oggi tatuarsi o consumare regolarmente cannabis non suona più come una protesta , anzi fa figo, forse ai giovani come atto eversivo resta quello di studiare, per imparare a decodificare un reale reso sempre più volutamente illegibile. Dovremmo tornare a pensare alla realtà come luogo delle possibilità. La parola progresso si è caricata di significati banali, si pensa che sia progresso ogni passo in avanti , ma noi sappiamo bene che se siamo sul precipizio di un burrone è meglio fare un passo indietro , quello in avanti potrebbe esserci fatale. Sembra che il mondo dato possa essere solo accettato con disincanto e senza alcuna progettualità. Il presente si pone come un destino eterno che non può più contenere alcuna utopia, se non il lunapark permanente della società dei consumi. Per Fichte era la realtà stessa che andava vista come speranza, come possibilità. Oggi essere ottimisti, è forse il vero atto di ribellione : C’è un’ ebete euforia , di chi aspetta che le cose cambino da sole per un meccanicismo storico e c’è un ottimismo intelligente, riflessivo, di chi si adopera credendo che la realtà possa essere cambiata progettualmente. Gramsci direbbe l’ottimismo della volontà nonostante il pessimismo della ragione . La società liquida come la definisce Bauman, ci vuole tutti in movimento sul piano trasversale del mercato che reifica tutto ciò che resta dell’umano vivere. A trarre beneficio da questo sistema è l’1% della popolazione mondiale , se non è questa follia collettiva ; i concetti non sono più espressione della logica formale, tanto amata dai concretisti , ma frutto di un pensiero pensato , non certo di un pensiero pensante, nonostante l’attualismo gentiliano ci avesse avvertiti che quando tutti pensano la stessa cosa è perché nessuno sta pensando . Sono consapevole di ripetere alcuni concetti , ma lo faccio perché penso sono fondamentali . I grandi pensatori vanno saccheggiati, quando ci lasciamo scoraggiare dalle loro aporie dovremmo mettere in discussione i l nostro respiro intellettuale e non la loro coerenza . L’America ritiene di essere la nazione eletta da Dio, l’unica nazione indispensabile disse Clinton . Quando non si riconosce pari dignità all’interlocutore il dialogo viene meno. La pace non è più il voluto ma è difficile da decifrare , il potere produce un sapere funzionale al potere stesso, non è facile avere consapevolezza di noi stessi e del mondo, in un clima culturale massimamente manipolabile. Questa non è proprio una novità, la storia insegna che il potere ha sempre utilizzato le stesse tecniche persuasive : mandò sulla croce, fece bere la cicuta, ha sempre punito i non allineati. Socrate e Cristo sono due sostenitori del logos, della ragione, del dialogo. Il potere non ama il dialogo, ancora meno chi sa argomentare. Per sapere argomentare bisogna conoscere. La conoscenza è faticosa, richiede sacrificio, impegno, disciplina, ma la libertà che ne consegue è una meta così alta che ripaga di qualsiasi sforzo ; per essere liberi l’unica strada praticabile è quella della cultura, le scorciatoie ci farebbero rimuovere il percorso a ritroso, necessario per tornare nell’antro di partenza a liberare tutti gli altri schiavi, che come avverte Platone mai potrebbero liberarsi da soli, da quella caverna che credono essere l’unico mondo possibile. Questo è il vero scopo del sapere da Platone ad oggi, ed è questo a renderlo l’unico bene che cresce se condiviso. Se non ci fosse il non io ( da intendere come il negativo ) l’io imputridirebbe . L’ignoranza è un carcere, dice Augias, dobbiamo organizzare la più grande evasione del secolo. Non sarà facile, ci vogliono stupidi, ma se scavalchiamo il muro dell’ignoranza , poi capiremo senza dover chiedere aiuto e sarà difficile ingannarci : è un’epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei ciechi , la responsabilità dell’ essere dignitosi ci obbliga a guardare, perché c’è democrazia solo se i governi temono il popolo. Sviluppare un pensiero critico è pensare con la propria testa, la cultura verticale è certo conoscenza, ma è quella orizzontale, quella relazionale che ci fa essere nella verità di quello che sappiamo. Saliamo tutti sulle spalle dei giganti per guardare il mondo, ma poi riusciamo a vedere quello che siamo noi , non quello che c’è. La vita come mezzo della conoscenza diventa generativa, non è solo una questione di valori ma anche un modo per essere felici. Einstein , bravissimo anche negli aforismi, scriveva che un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni . Possiamo avere avuto la vita più bella, ma è polvere, se almeno non abbiamo tentato di avere la conoscenza del mondo in cui abbiamo vissuto , se abbiamo sprecato la nostra unica possibilità, che ci è stata data senza alcun merito. Combattere contro l’indifferenza è già limitare il fallimento a cui sembra essersi avviato l’uomo. Quando ci serviamo dei concetti dobbiamo sentirci coinvolti dalla realtà sulla quale riflettiamo, altrimenti i nostri processi mentali non cercheranno più il senso vero delle cose. Se il processo di pensiero è meramente intellettuale ,ci accontentiamo di sapere, senza sforzarci di essere ciò che sappiamo, non riuscendo a penetrare dentro le cose , perciò non potremmo neppure modificarle. Se non cerchiamo l’essenza delle cose, la loro verità, impegnando la nostra intelligenza, ma anche la nostra coscienza, potremo solo manipolarla la realtà ma non comprenderla, figuriamoci cambiarla. L’incanto viene sempre dopo il disincanto.
ANNA FERRARO