Le recenti manovre di inasprimento fiscale e di controllo della spesa degli italiani, messe in atto dal Governo, mi fanno venire in mente una sventura accaduta molti anni fa ad un nostro concittadino, credo ormai non più tra noi. V’era, a Teano, quando non esisteva il “reddito di cittadinanza” e men che mai il “reddito comunale” di prossima luminosa istituzione, un povero cristo che si arrabattava, per sopravvivere, ad arrotondare la pensione sociale facendo il parcheggiatore abusivo e, quando proprio gli girava bene, a vendere i ceri alla porta dei santuari nelle feste ricorrenti. Gran bravo uomo, simpatico ed educato. Ma un giorno incappò nelle mani di alcune guardie di Finanza troppo zelanti le quali, non avendo egli alcun titolo o permesso per vendere i ceri, gli sollevarono una spropositata contravvenzione. Si parlava di milioni di lire; ma si narra che il nostro, senza batter ciglio e con la massima umana calma, abbia risposto docilmente: “marescià, come li volete i soldi? Tutti assieme o nù poca ‘a vota?”. E dimostrò tutta intera la ricchezza di chi non possiede nulla! Grandezza di Dio! Non aggiungo altro né tiro la morale. Fatevelo da voi. Come non tiro la morale a Roberto Cannavò, un siciliano di cinquantatré anni, mafioso, scippatore, ladro, rapinatore ed autore di tredici, dico tredici omicidi, tra cui quello di un diciottenne, colpito da un proiettile in più, rimbalzato per caso, mentre il nostro ammazzava un altro uomo. Sta scontando l’ergastolo, ma è in libertà condizionale: di giorno fuori a lavorare e di notte obbligo di rimanere a casa. Mi chiedo solo: ma quante migliaia di persone, in Italia e nel mondo, di giorno sono fuori a lavorare e di notte rimangono a casa, magari per altri doverosi motivi, pur se non obbligatori? Ma soprattutto senza aver mai commesso 13 omicidi o essere mai stati associati alla camorra? “’A’ capa, a’ capa: a’ capa mia nunn’è bbona!” avrebbe detto il simpaticissimo comico Paolo Caiazzo!
Claudio Gliottone