Caro Direttore,
non ho mangiato peperoni ieri sera, te lo assicuro, eppure ho passato una nottata d’inferno: mi sono girato e rigirato nel letto centinaia di volte non comprendendo cosa mi stesse accadendo, tanto da rendere inefficace la realizzazione del famoso detto “medice, cura te ipsum”.
Alle prime luci dell’alba mi ci sono messo di buzzo buono, mi son fatto una accurata anamnesi, una dettagliata disamina dei sintomi, una attenta visita con esame obiettivo e clinico e sono giunto alla diagnosi.
Ho ripercorso allora i tempi della serata: cena leggerissima, tranquillità assoluta, approfondimento di qualche aspetto professionale o culturale con lettura di qualche quotidiano e di qualche testata on-line come questa sulla quale ho l’immeritato onore di scrivere qualche fugace considerazione: e qui è scattata la molla. Che sia stato qualche articolo “indigesto” a provocare il mio malessere, o forse più d’uno e da più parti proveniente?
Arrivare alla diagnosi è stato allora facilissimo: un attacco acuto di antifascistite. Cosa pericolosissima perché, se cronicizza, e ne abbiamo migliaia di casi in tutta Italia, attacca il cervello peggio del morbo di Alzheimer, alimentando paranoie dalle quali non ci si riesce a liberare e che anzi, col tempo, si trasformano in unica ragione di vita e di sopravvivenza.
Come curarla? Con l’olio di ricino non mi pare proprio il caso, rischierebbe di peggiorarla: andrebbe meglio un bel soggiorno in qualche gulag in un posto fresco e riposante, magari in Siberia!
Intanto, nella ricorrenza dell’0ttantesimo (anzi ottantaduesimo anno della caduta del fascismo che, ricordiamolo, si spense da sé per i disastrosi danni provocati al mondo intero il 25 luglio del 1943 nella notte del famoso Gran Consiglio), tutti sono convinti che potrebbe ritornare da un momento all’altro, all’ improvviso, e che non bisogna abbassare la guardia.
Ed allora ho partorito la sublime idea che mi tormentava e mi sono chetato: BISOGNA INVENTARE UN FASCISTOMETRO, che sia il più preciso possibile e che sia facile da usare e possa prevedere, magari anche leggendo nel pensiero, le inclinazioni delle persone.
Faccio qualche esempio: il fascistometro dovrebbe misurare alla perfezione ogni alzata di braccio, misurando l’arco di abduzione toraco-brachiale che non dovrebbe in ogni caso superare i 20 gradi, altrimenti potremmo ritrovarci tra i piedi un nuovo Starace, anche se non vestito di…orbace! Dovrebbe essere in grado anche di misurare l’angolo brachio carpale (il polso) perché, se fosse di 0 gradi, cioè mano allineata con l’avambraccio, allora potremmo essere addirittura di fronte ad un neo-nazista, mentre un fascista potrebbe presentare anche una estensione della mano, ma per non più di 20 gradi.
Il fascistometro dovrebbe percepire l’eventuale rumore provocato da un batti-tacchi e saperci dire alla perfezione quanti bracci si sono alzati (venti, trena quaranta o uno solo, come quello di Musk).
Sarebbe un deterrente, ma anche un ottimo rimedio per chi soffre di periartrite di spalla o di sindrome del tunnel carpale.
Io sono sicuro che questo apparecchietto ci sarebbe di grande aiuto e farebbe dormire sonni tranquilli a me ed a tutti quelli che, NON COME ME, ritengono possibile un ritorno del fascismo. A questi consiglierei caldamente di studiare la storia e soprattutto le cause che portarono alla nascita del fascismo, dalla triste situazione economica del primo dopoguerra alla cosiddetta “vittoria mutilata” che scaturì dalle idee balzane del presidente americano Wilson le quali, infierendo brutalmente sulla Germania vinta, posero le basi per la seconda guerra mondiale; dagli scioperi selvaggi del biennio “rosso” alle teorie del superuomo di Nietzesche e del futurismo. Ma la storia, per fortuna, non si ripete: di Nerone, di Attila, del feroce Saladino ce ne sono stati solo uno, come uno, in positivo, è stato Cesare, Ottaviano Augusto, Cavour, De Gasperi ed anche Togliatti. Perché mai di Mussolini, dopo ottantatré anni, ce ne dovrebbe stare un altro?
E allora il dubbio che il fascismo possa ritornare, e sotto qualsiasi forma, mi sembra, oggi, più un diversivo politico che una reale convinzione: anche la mamma, per ottenere che il bambino non faccia capricci, gli minaccia l’arrivo dell’Uomo Nero.
Ma vi prego, non tacciatemi di essere fascista: mi piace essere solo me stesso e pensare con la mia testa, non con quella della Meloni e tantomeno della Schlein e parlare di storia, non di fantasia.
Ti sembra una buona idea, Direttore?
Claudio Gliottone