Dopo aver girato in lungo e largo per numerose tappe del Sud Italia ma anche alcune all’estero, finalmente avremo anche noi a Teano la possibilità di ospitare ed ammirare la riproduzione del Cristo Velato eseguita dallo scultore Pietro Santamaria.
L’opera originale prodotta dallo scultore Giuseppe Sammartino nel 1753, su incarico del Principe di San Severo Raimondo Di Sangro, è custodita nella Cappella San Severo di Napoli ed ha suscitato enorme interesse e curiosità nei milioni di visitatori che hanno avuto il privilegio di osservarla direttamente. Analogo interesse ed ammirazione ha prodotto la visione di questa riproduzione per la sua incredibile fedeltà all’originale.
Il Comune di Teano in collaborazione con la Proloco Teano e Borghi, con il Museo Archeologico di Teano ed altre associazioni culturali ha ottenuto la disponibilità dell’artista ad esporre il Cristo Velato nella nostra città. La Direzione del Museo Archeologico si è dichiarata disponibile ad ospitare l’opera e dunque sarà il Museo ad accogliere i numerosi visitatori che vorranno approfittare di questa ghiotta occasione per vedere un’opera che stupirà per la sua impressionante fedeltà all’originale.
La mostra del Cristo Velato e delle altre opere di minori dimensioni sarà inaugurata il giorno 23 marzo p.v. e resterà aperta fino al giorno 15 maggio.
Nell’occasione il Comune, in collaborazione con le altre associazioni dichiaratesi disponibili, proporranno pacchetti turistici per effettuare la visita guidata a tutti i monumenti della città, escursioni naturalistiche e degustazioni eno-gastronomiche. Le iniziative per rendere più accogliente la permanenza nella nostra città comprendono anche offerte di alloggio e ristorazione da parte delle strutture di accoglienza e ristorazione presenti sul territorio .
Antonio Guttoriello
Alcune note sull’opera originale
Il Cristo velato è una scultura marmorea di Giuseppe Sanmartino, conservata nella Cappella Sansevero di Napoli.
La scultura, realizzata nel 1753, è considerata uno dei maggiori capolavori scultorei mondiali, ed ebbe tra i suoi estimatori Antonio Canova che, avendo tentato – senza successo – di acquistare l’opera, si dichiarò disposto a dare dieci anni della propria vita pur di essere l’autore di un simile capolavoro.
Storia e descrizione
L’incarico di eseguire il Cristo velato fu in un primo momento affidato allo scultore Antonio Corradini. Tuttavia, deceduto da lì a breve, questi fece in tempo a realizzare solo un bozzetto in terracotta oggi al museo nazionale di San Martino. L’incarico passò così a Giuseppe Sanmartino, a cui venne affidato l’incarico di produrre «una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua».
Sammartino realizzò quindi un’opera dove il Cristo morto, sdraiato su un materasso, viene ricoperto da un velo che aderisce perfettamente alle sue forme. La maestria dello scultore napoletano sta nell’esser riuscito a trasmettere la sofferenza che il Cristo ha provato gli attimi prima della Crocefissione attraverso la composizione del velo, dal quale, si intravedono i segni sul viso e sul corpo del martirio subito. Ai piedi della scultura, infine, l’artista scolpisce anche gli strumenti del suddetto supplizio: la corona di spine, una tenaglia e dei chiodi.
Leggenda del velo
La magistrale resa del velo ha nel corso dei secoli dato adito a una leggenda secondo cui il principe committente, il famoso scienziato e alchimista Raimondo di Sangro, avrebbe insegnato allo scultore la calcificazione del tessuto in cristalli di marmo. Da circa tre secoli, infatti, molti visitatori della Cappella, colpiti dal mirabile velo scolpito, lo ritengono erroneamente esito di una “marmorizzazione” alchemica effettuata dal principe, il quale avrebbe adagiato sulla statua un vero e proprio velo, e che questi si sia nel tempo marmorizzato attraverso un processo chimico.
In realtà una attenta analisi non lascia dubbi sul fatto che l’opera sia stata realizzata interamente in marmo, e questo è anche confermato da alcune lettere dell’epoca. Una ricevuta di pagamento a Sanmartino in data 16 dicembre 1752, firmata dal principe e conservata presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli, recita infatti:
« E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagarete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo. »