La mano appoggiata alla bretellina della canotta in modo maliziosamente non casuale, il senso di mistero negli occhi socchiusi, l’audace scollatura, il sensuale sguardo disincantato. Il tutto in questa posa del primo novecento: un loquace ritratto di una sciantosa, donna consapevole della sua bellezza e del suo essere irresistibile. Perché il termine, italiano ma di origine napoletana, non è sinonimo di chuateuse (cantante in francese), ne è piuttosto la storpiatura, ma con un diverso significato.
La sciantosa non era la semplice cantante da bar, bensì l’attrattiva femminile per eccellenza del varietà, la donna del desiderio irraggiungibile, la bellezza in forme diverse. Era la diva, di cui nulla si sapeva se non il nome d’arte, nome generalmente francese, perché i locali per lo spettacolo che nacquero a Napoli nei primi del novecento e detti caffè – concerto erano ispirati ai cafè chantant. Tra i più noti, il Salone Margherita, il Gambrinus, l’Eden ed altri, luoghi simbolo della belle epoque ed esclusivamente dedicati all’alta società.
Yovonne De Flouriel (nella foto), già attrice nella compagnia teatrale del grande Eduardo Scarpetta, approdò giovanissima, grazie all’altrettanto illustre cabarettista Nicola Maldacea, ai palchi dei più noti locali da intrattenimento napoletani e ben presto divenne un’artista di fama internazionale, ritrovandosi sui più importanti palcoscenici all’estero, come quello del Muolin Rouge di Parigi e le più note scene statunitensi.
Di lei, nel 1911, il pubblico riuscì solo a dedurre le sue origini campane, grazie al naturalissimo accento partenopeo mostrato in una importante rassegna di canzoni napoletane, interpretate in coppia con Gennaro Pasqauriello.
Nel 1915 debuttò nel cinema e fu poi attrice protagonista in diversi importanti film come Il veleno del piacere (1918), La modella di Tiziano (1921) e Madame l’Ambassadrice (1921).
Successivamente, per la fase di declino attraversata del cinema italiano nella metà degli anni ’20, si trasferì in Germania, dove però riuscì purtroppo ad essere scritturata solo per parti di scarso rilievo o comparse.
Terminò così la carriera artistica di una della più celebri sciantose, che scelse di trascorre il resto della propria vita a Roma, in solitudine, inghiottita dal senso di anonimato che pervade la metropoli, a rispecchiare il pensiero del comico statunitense Fred Allen, secondo il quale “Una Celebrità e’ una persona che lavora tutta la vita per diventare ben conosciuta, e poi si mette degli occhiali scuri per evitare di essere riconosciuta.” Nella stessa città, tra miseria e solitudine, si spense il 9 gennaio 1963.
Yvonne De Flourel era all’anagrafe Adele Croce, nostra concittadina, nata il 7 luglio 1889 al Vico Asilo Infantile.
Per Adele Croce nulla si è fatto e nulla poteva farsi, ma Yvonne De Flourel è stata una celebrità del cinema e dello spettacolo, la città di Teano potrebbe e dovrebbe rendere in qualche modo omaggio alla sua memoria.
Gerardo Zarone