Sofferenza e paura. Per la propria vita e per quella dei propri cari. Ma non solo. Paura che il proprio mondo salti all’aria. I propri progetti, i propri sogni, le proprie indistruttibili certezze. Tutto rischia di svanire per colpa di un virus, invisibile e silenzioso, ma più potente di qualsiasi esercito.
La pandemia costringe a fermarsi, a pensare. Costringe ad affrontare il silenzio, la solitudine. Magari dopo anni di corse sfrenate verso qualche sogno irrealizzabile. Magari dopo anni di battaglie contro qualche nemico. Magari dopo anni incastrati in una vita piena di ostacoli.
Seguo il dibattito che ancora ci ostiniamo a definire politico, svuotando il significato nobile del termine, sempre più lontano dai problemi reali della gente. Nel grande caos generale, nel grande clima di incertezza e di disagio, occorre che ciascuno prema il tasto e spenga per un po’ il vociare, il rumore delle tante parole inutili o utili soltanto a creare maggiore tensione e preoccupazione, si rifletta per un po’ nel silenzio , ci si ritrovi con se stessi e con la propria comunità familiare dando spazio a ciò che conta, ai rapporti, agli affetti e si ricerchino insieme soluzioni, si discuta con ogni possibile serenità e ci si disponga maggiormente all’ascolto di quanti sempre più soli vivono ai margini della propria esistenza. Da questo smisurato disastro occorre uscirne tutti assieme aiutando tutte quelle iniziative tese al bene comune, con un’attenzione sempre maggiore per tutte quelle persone che per troppo tempo sono state inascoltate e considerate solo come “problema”.
E’ una domenica triste per la nostra comunità, le notizie corrono velocemente e non danno dignità ad una famiglia che lotta contro un dolore disumano, il silenzio è d’obbligo.
Cercare il silenzio, non per voltare le spalle al mondo, ma per osservarlo e capirlo.
La prossima, imminente ricorrenza della Pasqua, ci impone un momento di silenzio e di riflessione, se non ora, ADESSO.
Alessandro De Fusco