Pur nella delicatezza del momento politico, a stretto ridosso della chiamata alle urne, ci sia concesso di proporre agli elettori alcune considerazioni di carattere generale, che pure dovrebbero essere tenute in seria considerazione prima di esprimere una preferenza elettorale. E’ chiaro che parlerò esclusivamente di indicazioni metodologiche, avendo ben lungi da me la idea di influenzare chicchessia.
La legge elettorale comunale prevede, infatti, la “elezione diretta” del Sindaco e la elezione per “preferenza espressa” di dodici consiglieri scelti tra quelli presenti nella sua lista.
Sembra tutto facile, ma pochi hanno realmente compreso cosa significa “nei fatti e nella sostanza” la “elezione diretta del Sindaco”, laddove ogni altro sistema elettorale italiano prevede la “elezione indiretta” .
Mi spiego meglio: nel primo caso io voto un signore che conosco, che si chiama pinco pallino, che ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, che fa il muratore, ma legge di greco e di latino, che ama i fiori e gli animali, è sposato, ha tre figli e un genitore ancora vivo e così di seguito. Lo scelgo perché mi piace, perché dice cose giuste, perché le sa dire, perché ha tatto e sensibilità ed è anche piacente; sono mie personali impressioni ma sono le mie e mi spingono a sceglierlo, e so che, vincendo, sarà lui il mio sindaco.
Nella elezioni indiretta io voto per un personaggio che mi piace per gli stessi identici motivi su esposti, ma so con certezza che non farà il Presidente del Consiglio; ho solo conferito una delega in bianco a scegliere (lui) chi sarà il mio presidente. Va de plano che, ammesso che tutto vada per il meglio ed addirittura non mi ritrovi per presidente un signore che proprio nessuno “dei delegati a scegliere” per me e per voi ha minimamente avuto la possibilità di farlo, il personaggio che lui (e solo lui lo farà ora al posto mio) sceglierà, potrà essere anche diametralmente opposto a quello che piace a me! Potrà essere un buzzurro, ignorante, architetto spaziale, odioso dei fiori e degli animali, gli occhi neri ed i capelli rossi! Eppure, per discorso democratico, risulterà che io ho eletto quell’essere: e sarò contento di essere stato preso per i fondelli o per qualche altra estremità!
La elezione indiretta, in uno, garantisce solo uno indicazione di massima da poter sottoporre e confrontare con infiniti atti compromissori, fino alla designazione del candidato che viene in tale maniera prescelto. Le menti più sociologicamente perspicaci continuano a vedere in questo sistema la attuazione della vera democrazia liberale.
Ma noi, Vivaddio, tra una settimana dovremo esprimerci con “votazione diretta”: potremo cioè scegliere, sapendo di farlo, la persona che veramente, per una serie infinita di considerazioni, merita il nostro voto.
Nella elezione diretta del Sindaco, quindi, le nostre valutazioni devono svilupparsi tutte intorno a lui: se ha competenza, se conosce le problematiche della città, se ha capacità di dialogo e di ricezione di indicazioni e suggerimenti, se sa ascoltare prima di parlare e, soprattutto se sa parlare, se ha idee chiare e realizzabili, se è persona onesta, di larghe vedute, ed ultimo, ma non trascurabile dettaglio, se ha idonee capacità rappresentative del ruolo da ricoprire.
Ciò è importante perché, nei fatti, la legge affida al Sindaco quasi tutte le competenze amministrative di carattere politico; egli ne delega alcune agli Assessori, ma resta integra la sua prerogativa di nominarli così come di ricusarli, cosa che, badate bene, non può fare neppure il Presidente del Consiglio Nazionale con i suoi Ministri, i quali, sempre per il nostro bizantinismo e per disposizione di una Costituzione dettata dal terrore del trascorso ventennio fascista, sono nominati “dal Presidente della Repubblica su indicazione del Presidente del Consiglio”. E ne abbiamo avuto recente dimostrazione dalla impuntatura di Mattarella sulla nomina del Ministro delle Finanze designato da Conte.
Poco potere hanno i Consiglieri, se non di suggerimento e collaborazione, ma occorre oltre misura che essi siano comunque in sintonia con il Sindaco: un gioco di squadra nel quale ognuno deve saper svolgere la sua parte, senza ambizioni fuori luogo o interessi particolari, ai quali è necessario che lo stesso Sindaco sappia porre limiti nello interesse di tutta la città.
E’ quindi evidente che la maggiore attenzione, nella scelta elettorale, debba concentrarsi essenzialmente sul Sindaco, che deve essere gradito all’elettore molto più del candidato consigliere parente, amico o conoscente. Se le cose, buon candidato Sindaco e buona candidato Consigliere, coincidono, bene, se no si badi soprattutto ad un giudizio sul candidato Sindaco, perché a lui è delegato ogni potere politico di gestione.
Claudio Gliottone