Nella sua storia repubblicana, dal 1946 ad oggi, Teano godrà per la terza volta della presenza amministrativa di un “Commissario di nomina Prefettizia”. La prima volta accadde nel 1955, dopo appena un anno di sindacatura di Antonio Boragine, la seconda nel 2002, dopo tre anni di sindacatura Zarone, la terza oggi, dopo poco più di tre anni di sindacatura D’Andrea.
La cosa è di semplice garanzia istituzionale, volta ad evitare che una città, laddove per svariati motivi non ne esistano più le condizioni, resti senza governo amministrativo, ma è pur sempre un fatto traumatico: vuoi per le spese che comporta, vuoi per il blocco di ogni iniziativa programmatica in mente o “in fieri” che sia, vuoi comunque per la dimostrata incapacità “politica” degli eletti. Ora questo termine, nella sua accezione più vasta, comprende tantissime cose ed è ben diverso, pur non escludendola affatto, da una semplice incapacità “amministrativa”.
Capirete benissimo che la seconda può realizzarsi nel non essere capaci di sviluppare, e soprattutto di attuare, un programma organico di ampio respiro per la città; un programma che poggi i piedi per terra e sia per questo concreto e realizzabile e portatore di frutti proprio in virtù della sua organicità. In parole povere un programma che non sia settoriale e specifico, ma seppure dovesse in qualche caso esserlo o solo apparirlo, possa comunque costituire una base per miglioramenti amministrativi successivi o in altri settori.
La capacità “politica”, invece, consiste nel coinvolgere e tenere unite quante più menti nel “pensare” quel programma, nello sceglierlo, nel farlo condividere, nel sollecitarne costantemente l’attenzione verso di esso, nel recepire ed accettare suggerimenti, nell’essere in grado di fare qualche passo indietro, nel non arroccarsi su posizioni senza dimostrate basi positive, nel fare senza voler strafare, nell’adeguarsi a situazioni spiacevoli senza affrontarle di petto, ma discutendone ed essendo capace anche, se del caso, di sopportarle o di supportarle.
E’ questo che è mancato nella Amministrazione appena precocemente finita.
Finita non, come quella Zarone caduta sotto il tiro amico, per le dimissioni di alcuni suoi componenti di maggioranza, ma per le dimissioni del suo capo. Come dire “visto che non siete neanche capaci di farmi cadere, me ne vado da solo, e voi ve ne andrete assieme a me”!
Questa testata giornalistica si è sempre distinta, specie negli ultimi anni, nel denunciare democraticamente le tantissime cose che giorno per giorno distruggevano il paese senza che nessuno intervenisse; ha saputo, sempre con stile e documentate prove, “debellare superbos”, come avrebbero detto gli antichi romani. Ora è tempo di “parcere subjectis” (aver pietà degli sconfitti).
Il voler trarre lezione da questo avvenimento, affinché non abbia a ripetersi da qui a qualche anno, implicherebbe un discorso lunghissimo ed è giusto, invece, che gli articoli (tutti, ma in ispecie quelli di stampo editorialistico) non superino lo spazio di una pagina e mezza di formato A4. Magari lo faremo… a puntate.
Cominciamo subito col dire che, a giudicare da come si sono svolti i fatti, il Sindaco è stato bravissimo a capovolgere la situazione e da correo o principale artefice del disastro amministrativo, trasformarsene in vittima, attribuendo le responsabilità agli impiegati inadempienti e sfaticati ed, alla fine, a tutti i consiglieri di maggioranza e persino di minoranza che si sono rifiutati di appoggiarlo unanimamente nell’ultimo illusorio e presuntuoso tentativo di voler riparare quanto prima distrutto. D’altra parte sono stati proprio gli stessi consiglieri, o gran parte di essi, tanto ingenui da consentirglielo.
Questo solo l’ultimo atto di un processo che parte da molto lontano nel tempo: da quando ha preso piede una setta di “consiglieri occulti” che, senza vivere in prima persona la vita del paese, celati in conventicole e molti di loro senza mai aver avuto il coraggio e la forza di confrontarsi almeno una volta con l’elettorato, cuciono e scuciono liste, ingaggiano personaggi portatori di voti, blandiscono ed allettano gli elettori, trasformano zucche in carrozze e via discorrendo. Sempre senza assumersi mai una responsabilità diretta; sempre nell’ombra, e sempre essenzialmente gli stessi. Tanto nell’ombra da evitare ogni successivo intervento a migliorare le cose. E me li immagino già al lavoro a confezionare nuove liste per fare nuovi danni. Non bastassero questi!
Per ora ci fermiamo qui. Continueremo lunedì prossimo con l’inizio del nuovo anno che vorremmo tanto diverso da questi ultimi tre e mezzo.
Auguri a tutti.
Claudio Gliottone