Ciò che più conta non è quello che è giusto, ma affermare la propria posizione di supremazia. La legge dei numeri impone che chi ne ha di più vince, anche a dispetto di chi ha ragione. Cosa accade, infatti, se in una partita di calcio scendono in campo due squadre di cui una con undici uomini e l’altra con 5? Realistico è pensare che la squadra con 5 uomini non possa vincere la partita. Così accade anche in politica e in special modo nel corso degli ormai avvilenti consigli comunali dove, deliberatamente, non si fa valere il buon senso, ma si decide piuttosto e semplicemente di affermare il proprio potere e, fa nulla se si prende qualche cantonata, tanto domani si copriranno con sciocchezze e pinzellacchere o, mal che vada, dicendo che la colpa è sempre di qualcun altro. Luigi Pirandello parlando di democrazia diceva: << La causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual è? La democrazia, mio caro, la democrazia, cioè il governo della maggioranza. Perché, quando il potere è in mano d’uno solo, quest’uno sa d’esser uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar se stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà>>. Sempre in ossequio alla legge dei numeri, qualche giorno or sono il Consiglio Comunale di Teano ha approvato, con sua insindacabile deliberazione, un unico regolamento comunale per il “governo” o sarebbe meglio dire “dominio” di tutte le “Consulte” previste dall’art. 36 del vigente Statuto del Comune di Teano. Ironia della sorte, con il nuovo regolamento (sostitutivo di tutti gli altri approvati in precedenza), le Consulte, ovvero quello strumento di partecipazione attiva dei cittadini alla vita politico amministrativa del Comune di Teano, vengono degradate, dalla Maggioranza D’Andrea, senza colpo ferire, ad una posizione di subalternatività alla stessa amministrazione comunale, che a suo insindacabile piacere, provvede a nominare direttamente i membri delle stesse. Beh non c’è che dire! I nostri esimi riformisti risolvono alla radice un vecchissimo problema: quello della libertà di partecipazione popolare e della libera scelta dei propri membri rappresentativi. In questo avvilente scenario di possibili spartizioni di poltrone, poltroncine, sedie e sgabelli mediante attribuzione a chi più ci piace o ci pare bello, quello che ne esce maggiormente con le ossa rotte è il Forum dei Giovani, anche esso travolto dall’ondata innovatrice dell’amministrazione comunale con due specifici provvedimenti che sono due autentici pugni in un occhio. Il primo, frutto del regolamento stesso, priva gli stessi giovani della libertà di scegliere, nel rispetto di norme, i propri rappresentanti mediante il momento elettivo. E fa nulla se il regolamento nel caso specifico contrasti con norma di grado superiore, perché l’importante è affermare il proprio potere, indicare le proprie ramificazioni, creare nuove possibili sinergie, amici e fare valere la propria parola. Il secondo, frutto di un ravvedimento sulla via di Damasco, peggiore e sostitutivo del primo non per convinzione, ma per opportunità, fatto per coprire gli strafalcioni commessi, volto, previa modifica dello Statuto Comunale, ad attribuire al forum una posizione giuridica, non solo insolita, ma completamente impropria. Orbene, qualcuno, visto questo completo marasma, potrebbe sostenere che una democrazia cessa di essere tale, se i suoi cittadini non partecipano al suo governo. Domani come si intenderà affermare il tanto vituperato principio di democrazia partecipata? Si può parlare di democrazia, se qualcuno prima di giocare, decide chi ha vinto o ha perso? Francamente non credo; una partecipazione intelligente passa per la conoscenza di ciò che il loro governo ha fatto, sta facendo e prevede di fare. Ogni volta che qualsiasi ostacolo, si frappone a queste informazioni, una democrazia è indebolita, e il suo futuro in pericolo. La conclusione la lascio volentieri ad una frase di Benjamin Franklin: << La democrazia è due lupi ed un agnello che votano su cosa mangiare a pranzo. La libertà è un agnello bene armato che contesta il voto>>. Con la speranza che l’agnello o gli agnelli non siano talmente sciocchi di avere la presunzione di volersi ancora accordare con il lupo per il pranzo.
Carlo Cosma Barra