Questa mattina, erano le ore 7,30, in località Fontana Regina, la moglie di Antonio, la signora Morvillo Amalia, dopo aver preparato la frugale colazione che il marito era solito consumare prima di addentrarsi nei campi, lo ha cercato in casa e poi ha gridato il suo nome a voce alta, pensando si fosse intrattenuto nell’area circostante la casa. Nessuna risposta.
Ha continuato a chiamare mentre perlustrava ogni angolo della casa, fino a quando non è arrivata nel locale garage, dove ha trovato il marito Antonio appeso ad una corda, ormai senza vita.
Poi urla di dolere e invocazioni di aiuto. Purtroppo non c’era più niente da fare, come ha dovuto constatare il medico che ne ha certificato la morte. Non è stato necessario sottoporre la salma al macabro rito dell’autopsia.
Perché è successo? Lo stesso interrogativo che seguì la morte del fratello Luigi. Ma quella morte probabilmente avrà avuto un ruolo non secondario nella tragica decisione di Antonio, classe 1955. Non si era rassegnato alla fine del fratello, non ne aveva capito i motivi e la sua personalità, già provata da una forma di depressione di tipo endogeno, per la quale seguiva un regolare trattamento medico, non ha retto e per questo, forse, avrà deciso di farla finita.
Non ha lasciato alcun biglietto né messaggio ai familiari. I tre figli, di cui uno di piccola età, sono atterriti dal dolore condiviso dalla disperazione dei restanti restanti fratelli.
Quando le vicende della vita sembrano non avere una logica o comunque un perché, quando la tragedia colpisce persone umili, è ancora più difficile spiegare tutto con la fatalità.
Severino Cipullo