Elio Zanni
Elettricista 50enne si toglie la vita, una città affranta e attonita per l’inspiegabile gesto
TEANO – Nessuno saprà mai (lo si potrà, forse, solo immaginare) cosa o chi minasse alla base la mente del povero Luigi Mancini detto Vittorio di Teano. Già, al punto tale che stamattina,proprio mentre si accingeva a lasciare, in compagnia della consorte, la città sidicina il 50enne ha deciso di farla finita. E lo ha fatto nel modo più classico e spartano possibile, con una corda al collo. Lì, nella sua abitazione in località Fontana Regina, più conosciuta come via consolare: la Casilina, insomma. Di lui resterà sempre in tutti il ricordo di una brava persona, un vero e onesto lavoratore. E ne aveva fatti di lavori quale dipendente di una nota società elettrica. In squadra con i sui colleghi di Teano, abbarbicato su mille scale prima di legno e poi di vetroresina della società per la quale lavorava. Ora per una riparazione alla dorsale cittadina ora per allungare l’indispensabile filo fino al punto di consegna e di colloca del misuratore della 220. E che lavori… Vittorio era a dir poco scrupoloso, certosino: un vero perfezionista. Per lui esercitare bene quel mestiere era quasi una missione personale, ma anche una festa, un momento di soddisfazione professionale. Poi,(ma la cosa è molto recente) non più di tre anni fa, rimase vittima di un incidente con quello elemento a lui tanto noto e confidenziale: la corrente elettrica. Ancora non è chiaro il come, ma rimase ustionato in maniera anche abbastanza profonda alle braccia. Nulla di irreparabile, sia chiaro, dal punto di vista medico. Infatti, dopo pochi mesi era già perfettamente in grado di tornale al lavoro. Ma la sorte avversa pareva essersi accanita proprio su di lui. Magari non era affatto così, ma a lui, in quel periodo così doveva sembrare. Ebbe un nuovo infortunio, una caduta dall’alto. Nulla a che vedere con la prima questione e col lavoro ma comunque, in questi casi, tutto fa brodo nella mente di un individuo. Anche un granello di polvere, anche un’altra sia pur debole spinta, in certe circostanze, può far precipitare anche il più solido dei macigni dalla montagna. Così fu per Vittorio (per gli amici): la prese male. La cosa incise negativamente, ma sempre solo dal suo punto di vista, sul piano professionale. Si riteneva, forse, per una sua personalissima cautela, che non fosse giusto che continuasse a svolgere certe mansioni o lavori pesanti. Anche questo trattamento, protettivo, addirittura richiesto, previsto dalla legge, Luigi non riuscì a tollerare. Gli amici parlano di questo periodo come una momento di sconforto di Vittorio e di chiusura verso l’esterno. Queste le cose più o meno pubbliche, questi gli elementi più o meno popolarmente risaputi. Poi ci saranno sicuramente altri aspetti della questione, imponderabili perché privati. Altri episodi personali dei quali non sarebbe neppure giusto parlare e che, infatti, non abbiamo cercato ma che avranno fatto, come dire, cumulo, peso, sulla decisione di porre in essere l’insano gesto. E invece non ci voleva. Non doveva finire così. Mancini lascia la moglie e tre figli e una schiera sconcertata e attonita di parenti ed amici che non lo dimenticheranno mai. Domani (sabato 12 giugno) i funerali, alle 17, nella chiesa di Santa Maria La Nova a Teano.