E’ impossibile non condividere le precise critiche ad un certo, balzano, criterio adottato al fine di costituire “vincenti” liste elettorali. Ancor di più è condivisibile “l’orticaria” provocata dall’incontro con quelli che lui chiama “i paladini delle Grandi certezze, i puri della Fede incrollabile”. A mio modesto avviso, i perversi risultati cui spesso pervengono i maîtres à penser della politica locale, sono originati da un duplice ordine di fattori scatenanti: la volontà di assecondare l’ipertrofica personalità di politici “di lungo corso”, loro sì, uomini di esperienza, a cui affidare le sorti della nostra cittadina nei momenti di difficoltà; oppure, la rispondenza delle costituende formazioni ai desiderata di qualche bellimbusto provinciale, regionale o nazionale che, lui sì, ci trarrà fuori d’impiccio nei momenti più bui. Questa tara genetica, ha comportato nel passato e comporta tuttora, a cascata, una serie di conseguenze per l’operatività delle Amministrazioni, rendendo, ai cittadini, incomprensibili le scelte effettuate (e facendo percepire come “omissioni” quelle tralasciate) da chi è chiamato a gestire la cosa pubblica.
Quale, allora, la soluzione a questa situazione così ingessata della politica teanese?
Da più parti si fa un continuo appello all’intervento salvifico (catartico?) dei giovani; Armando indica, tra i criteri da seguire quello della formazione di un gruppo credibile e sostanzialmente nuovo.
Nonostante, in questi ultimi tempi, vi siano segnali di un rinnovato impegno politico sotto questo versante ( concretizzatosi anche in iniziative comuni, nate caparbiamente, lodevolmente, a sèguito delle battaglie civili combattute lo scorso anno, attraverso quello strumento di democrazia diretta che è il referendum), di contro, già si vedono all’opera le forze della reazione, le forze del Gattopardo, quelle da Giorno della civetta.
Non è difficile pensare che, queste ultime, tenteranno, fino all’ultimo, la sortita, con un richiamo al valore dell’esperienza e, quindi, al pericolo che si corra ad affidarsi a giovani, donne ed uomini, inesperti, privi della sensibilità necessaria a mediare le varie istanze provenienti dalle varie componenti della popolazione, e del territorio.
Trattenendo a stento un, amaro, sorriso mi vien da chiedere: ma quest’esperienza a cosa ha portato ? Ma in che modo è stata messa a frutto la perfetta conoscenza della macchina burocratica e delle dinamiche politiche? Personalmente ritengo che i cittadini di Teano siano stati tolleranti fino all’inverosimile; e che non meritino di essere mortificati, così come finora è stato.
Bene farebbero, a mio modesto avviso, coloro i quali si trovano nella condizione di aver maturato una discreta, notevole od eccellente esperienza amministrativa, a mettersi a disposizione delle nuove generazioni, magari partecipando alle iniziative politiche più innovative, senza prevaricare con ingombranti candidature le nuove energie, positive, che aspettano di venire alla luce del Sole. Allora sì che, nello svolgere una funzione che potremmo chiamare a pieno titolo “maieutica”, renderebbero un servizio alla loro città (n.d.a.: ma la sentono veramente loro, questa città ?).
Un’ ultima considerazione, e questa mi sento di rivolgerla a quegli strateghi ancora più infidi; a coloro i quali fanno leva, magari, sull’ambizione o, molto peggio, sullo stato di bisogno di tanti giovani, per coinvolgerli in iniziative, dissimulando il reale scopo di piegarli ai propri fini. Nella sua Institutio Oratoria, Marco Fabio Quintiliano, come ricordatomi di recente da un carissimo amico, ricorda un concetto aristotelico, ossìa che “I giovani non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere”: ebbene, sono convinto che Teano riprenderà la strada dello sviluppo, ed un ruolo più cònsono alla sua storia, allorquando i giovani, ma non solo, da Torricelle a Casafredda, da Cappelle a Magnano, daranno fuoco, eliminandolo, a quel vecchiume che alberga, prima ancora che nei corpi, nelle menti di tanti, troppi, di noi.
Antonello Boragine