di Luca Ottolenghi
In Italia c’è bisogno di racconto, per definire i contorni della nostra identità incerta. L’Italia è un gomitolo di storie da più di un millennio. Un flusso incessante che nei secoli ci ha condotto a continue crisi sociali, su cui si sono innestate con maggior vigore quelle politiche ed economiche.
Si ravvisa, soprattutto nei nostri giovani narratori, un’esigenza di chiarezza, di giustizia. E di memoria. Senza le quali è impossibile costruire una solida concezione del futuro in cui sono proiettati con violenza. Nonostante l’imminente anniversario per il centocinquantesimo dall’Unità, i dubbi permangono. Il paese sembra capovolto. Il Meridione detta legge, i giovani emigrano.
Tocca agli scrittori tornare indietro con rinnovato slancio e passione. Esplorare il passato in funzione del presente, per un sereno ritorno al futuro.
Simone Sarasso ha trentunanni. Sta scrivendo una trilogia sui cosiddetti ‘misteri italiani’ cui manca solo il terzo episodio. Esordisce con Confine di Stato nel 2006 (Effequ ed.), acquistato nel 2007 da Marsilio e dalla collana Supersegretissimo di Mondadori nel 2009. È il primo capitolo della ‘trilogia sporca’. Simone affronta gli omicidi Montesi, Mattei, la strage di Piazza Fontana e la morte di Giangiacomo Feltrinelli.
Macina stilemi mutuati dal cinema d’azione, dai romanzi di Ellroy e dal fumetto pulp. Il suo amalgama narrativo è adrenalinico, furente di passione civile.
L’idea nasce dall’indignazione per le verità politiche nascoste, per le famiglie delle vittime private della giustizia. Simone ha inventato un omicida seriale: Andrea Sterling, la punta di diamante dei servizi deviati. "Siccome lo stato latita a trovare i colpevoli delle stragi, io m’invento Andrea Sterling per dare la colpa a qualcuno. Non è molto, lo so, ma è tutto quello che posso fare". Nel 2009 esce Settanta (Marsilio). Il decennio lungo è sviscerato attraverso le ferite che infettano la nostra Storia. Dal golpe Borghese alla strage di Piazza della Loggia, dall’Italicus ad Aldo Moro.
Nell’autunno 2009, con Daniele Rudoni ha creato la prima graphic-net novel italiana, United We Stand (Marsilio). In scena c’è il primo Colpo di Stato dell’era Repubblicana, nel 2013, e la conseguente guerra civile. Quella guerra che talvolta serpeggia come l’unica soluzione per sanare gli eterni conflitti italiani.
E a proposito di conflitti, molti scrittori sentono l’urgenza di ritrarre il Sud, da cui spesso sono costretti a partire per una vita migliore al Nord. Quel Sud "in credito d’affetto", come dice la trentaduenne Lucrezia Lerro, anch’ella autrice di una trilogia impietosa. Qui, la denuncia sociale vibra con diversa intonazione. Il suo è un trittico di un dramma al femminile; il dolore intimo e lacerante delle giovani protagoniste s’irradia nel paese solitario che fa da sfondo alle storie. Un borgo martoriato dalla povertà e dall’indifferenza, dalla siccità sociale: emblema del Sud dimenticato. ll viaggio negli orrori inizia con Certi giorni sono felice (Pequod 2005, Bompiani 2008). La protagonista, dilaniata dalla bulimia, fronteggia la solitudine della malattia nell’indigenza famigliare e nell’egoismo dei compaesani, in cui "nessuno fa niente per niente". Lo scenario non cambia ne Il Rimedio perfetto (Bompiani 2007). Allo squallore sociale si contrappone l’incanto puerile di Alice. Ancora bambina è costretta a una lotta per la sopravvivenza. La partenza per il nord è l’unica speranza per riscattarsi. Il percorso si conclude con La più bella del mondo (Bompiani 2008). Come in un nuovo battesimo, la protagonista si trova sola nella grande città. Tenta gli studi ma la famiglia non la copre. Affronterà una convivenza forzata e un aborto clandestino, in balia di se stessa. Come l’Italia.