Sembra materializzarsi la lodevole iniziativa di raccolta firme avente come scopo principale la richiesta del diretto intervento del Ministero della Salute, del Ministero dell’Ambiente e delle Associazioni di settore, al fine di analizzare e rilevare eventuali elementi nocivi per la salute dell’uomo considerato l’allarmismo causato da un eccessivo aumento delle malattie tumorali e dell’apparato respiratorio nella zona di Teano Scalo. Gli abitanti della zona hanno ormai paura di lasciare le finestre aperte perfino d’estate, e come esposto da qualcuno “ qui alla stazione più nessuno muore per cause naturali o per vecchiaia, tutti per malattie tumorali”.
Nonostante ciò riscontriamo, nostro malgrado, che ancora una volta né la maggioranza, né l’opposizione consiliare assume ruoli attivi, con la proposta di petizione speriamo di sollecitare l’intervento di quanti si sentano coinvolti nel problema, quantomeno per dare sicurezza agli abitanti della zona e certificare una volta per tutte, l’avvenuta bonifica dell’area. In tutto ciò occorre constatare ancora una volta che le rare iniziative benefiche per la comunità stessa partono dalle poche associazioni che seppur composte da un numero esiguo di volontari, cercano di garantire un minimo di vivibilità al nostro amato capoluogo sidicino.
In questi momenti non dobbiamo dimenticare che lo sfacelo della città di Teano dal punto di vista economico, commerciale, della sanità e dell’istruzione è proprio dovuto al senso di superficialità assunto dai cittadini stessi e degli amministratori nei confronti delle questioni importanti attraverso le quali si sono decise le sorti della città, uscendo poi allo scoperto (per necessità o per convenienza) solo quando ormai si era troppo tardi per qualsiasi tipo di intervento concreto.
Pare quindi opportuno promuovere una interrogazione in sede di consiglio comunale relativamente all’oggetto, quantomeno per:
chiarire se siano stati già erogati contributi pubblici per la messa in sicurezza e la bonifica dell’area ex- Precisa, in caso positivo accertare le eventuali responsabilità sulla conformità degli interventi già attuati, e che venga acquisita agli atti la relazione contenente tutti gli interventi effettuati, facendo luce, ove necessario, sulla quantificazione del materiale tossico di tipo eternit ancora sussistente nell’area, in particolare quello visibile relativo alle coperture dei capannoni. Accertare poi concretamente che fine farà il materiale inerte al fine di non ritrovarlo sparso per il paese.
Come già evidenziato da questo giornale, anche alla luce del cambio di destinazione d’uso possibile con l’imminente “piano casa” sembra il caso di evitare che si edifichi in un’area colma di sostanze tossiche.
Da un punto di vista generale si comprende che i costi da sostenere per la necessaria bonifica possano essere più o meno elevati, ma va ricordato che nel contesto sociale, la salute dei cittadini è il primo obiettivo da salvaguardare.
Federico Ferraro