Qualche giorno orsono ricorreva l’anniversario del bombardamento di Montecassino. Bombardieri americani riversarono bombe a profusione sulla gemma del venerato Padre Benedetto riducendola a un monticello di minuzzoli.
A nulla valsero le assicurazioni dell’ Arciabate del tempo che nel cenbio stazionavano solo alcuni tedeschi con una batteria antiaerea e molti sfollati dalle vicine campagne. Gli Americani maestri di strategia aerea e supponenti come sempre non ne tennero conto, la stessa sorte subì Teano con insensati bombardamenti che la trasformarono in una sorta di Stalingrado.
La sensibilità di alcuni ufficiali tedeschi, non delle SS, dai quali si distinguevano per umanità e cultura recuperarono alla civiltà parte della Biblioteca Nazionale di Napoli e dell’eccezionale complesso di beni artistici e storici del monastero cassinese.Ingenti fondi librari della Biblioteca Nazionale napoletana furono trasferiti nel convento sidicinodi S. Antonio e affidati alle premurose cure dei frati. E proprio nel convento nacque e maturò l’iniziativa di salvare il patrimonio culturale dell’Abbazia. Era allora ospite dei francescani il capitano medico tedesco Maximilian Becker della divisione Göring, il quale con l’aiuto e i saggi suggerimenti dei Padri Giovangiuseppe Carcaterra e Baldassarre Califano, Ischitani entrambi, partì alla carica per la realizzazione dell’ardito progetto. In una cordiale lettera inviata al P. Carcaterra da Dublino il 18-XI-1964 il Becker scriveva con animo commosso, permeato da intenso rimpianto: “Naturalmente mi ricordo ancora di Lei. Quante volte ci sedemmo nella sua cella di frate a S. Antonio a conversare sugli avvenimenti di quegli anni turbinosi che hanno portato dolori e tanta miseria… Per me la sua amicizia a Teano rimarrà indimenticabile. Essa si doveva rivelare così preziosa anche per il suo Paese; poiché rese possibile la nostra collaborazione nella progettata opera di salvataggio dei tesori artistici e culturali minacciati dalla guerra, dapprima in occasione del trasporto della Biblioteca Nazionale di Napoli, che fu sistemata nel suo convento, insieme con altri preziosi tesori artistici, colà trasferiti perché ritenuti in quel luogo al sicuro”. (Memoriale Becker sullo sgombero di Montecassino in Grossetti – Matronola, Il bombardamento di Montecassino, Montecassino, 1980; pp. 241-242).
Maximilian Becker.
L’ufficiale medico con i due francescani andò a Montecassino e prospettò all’Abate Don Gregorio Diamare il progetto di trasferire la biblioteca e le opere d’arte dell’antico cenobio in posto più protetto. Il piano di salvataggio fu poi realizzato, fra tanti intoppi, dopo aver superato le legittime perplessità del venerando prelato.
L’Abate Diamare viene allontanato dall’Abbazia dopo il primo bombardamento.
Tornato a Teano, impressa profondamente nei suoi ricordi come “antica sognante cittadina”, impensierito per l’approssimarsi del fronte bellico, il capitano medico manifestò le sue realistiche preoccupazioni ai frati, esortandoli ad allontanarsi con il suo aiuto da Teano, prossima a essere martirizzata dalla linea di fuoco, come si verificherà poi con i selvaggi bombardamenti americani dell’ottobre del ‘43. Il P. Carcaterra, con spirito francescano, cortesemente rifiutò, con la stessa eroica fermezza dell’Abate Diamare di fronte ad analogo invito: «Noi siamo francescani, siamo semplici frati, ma non abbiamo paura della morte. Noi dobbiamo rimanere vicini al nostro popolo per aiutare i moribondi e dare loro l’ultimo conforto» (ib., p. 255). L’ufficiale tedesco, a onta di contingenti difficoltà e in barba a ostacoli di colleghi e superiori, sostenuto costantemente dal P. Carcaterra, riuscì a far trasportare i libri della Biblioteca Nazionale, imballati in 680 casse di legno, dal convento di Teano al castello di Spoleto, reputato più difeso e da lui proposto anche per il salvataggio delle opere d’arte e della biblioteca di Montecassino, portati invece a Roma. Del trasferimento delle testimonianze culturali di Montecassino s’interessò anche il tenente colonnello Julius Schlegel, responsabile dei mezzi di trasporto della divisione Göring, che aveva stabilito il suo comando in una zona boscosa a nord di Teano. Lo Schlegel “successivamente attribuì a sé tutta l’iniziativa di questo sgombero e quindi del salvataggio dell’archivio e della biblioteca” (Leccisotti T., Diario, in Grossetti-Matronola, op. cit., p. 113). Con l’apporto dei figli di S. Francesco, ancora una volta, Teano, che aveva dato asilo ai pochi monaci superstiti della devastazione di Montecassino compiuta dai Saraceni il 22 ottobre dell’883, ospitandoli nel nostro Monastero di S. Benedetto, dove fu portata la Regola del Patriarca, nuovamente ristabiliva gli antichi vincoli con la Casa di S. Benedetto. L’episodio narrato è tra i più recenti e meno noto.
La storia del Santuario e dell’annesso complesso conventuale, oltre all’aspetto architettonico e artistico, è densa di vicende avvincenti ed edificanti, di eventi miracolosi, di coinvolgenti espressioni di fede e di pietà meritevoli di essere più ampiamente divulgate.
Giulio De Monaco