"Il bullismo nuoce alla società in modi devastanti, sfavorisce lo sviluppo sociale e economico, alimenta l’aggressività e la criminalità. Un Paese moderno non può e non deve tollerare tutto questo."
Intendo partire da queste lapidarie parole tratte dal sito Informagiovani-Italia per trattare di una piaga sociale strisciante e sempre più diffusa nel nostro Paese, non esclusa la nostra Teano, che riguarda da vicino l’universo giovanile: il bullismo. Secondo i manuali, il termine deriva dall’inglese "bullying" e sta ad indicare un insieme di comportamenti in base ai quali qualcuno(il "persecutore")continuamente fa o dice cose per avere potere su un’altra persona (la "vittima"). E’ una forma di prepotenza e prevaricazione che va al di là del semplice gusto di divertirsi burlandosi di un compagno (eloquente è, a riguardo, "I ragazzi della via Pal") . Ma è anche, più pericolosamente, una forma di discriminazione inaccettabile che implica un’insofferenza per la diversita’ dei soggetti che ne sono colpiti: chi ha una qualche disabilità, chi ha un carattere chiuso e timido, chi ha un diverso colore della pelle, chi è considerato troppo brutto o troppo bello, chi non va bene nello sport e chi ne ha più ne metta. In sintesi, la vittima è chi è debole per la colpa ingiusta di possedere in sè qualcosa che gli altri non hanno. Una persona un po’ piu’ speciale delle altre. Il bullismo si manifesta contro di lui in maniera diretta (con percosse fisiche e danneggiamento di oggetti), ma più di esso oggi è frequente quello indiretto o meglio "psicologico", che, tramite l’esclusione da gruppi di aggregazione, maldicenze, offese e bestemmie, provoca volutamente un isolamento sociale della vittima.
Invece il bullo è una persona violenta, sicura di sè e particolarmente insensibile nei confronti dei sentimenti altrui,incapace di instaurare relazioni sincere e positive. Egli svolge la parte del forte, in realtà una finta parte perchè, per agire contro la vittima, deve servirsi del "branco" di compagni o,almeno, di "spettatori" che adottino un atteggiamento di neutralità nei suoi confronti. Il suo scopo è quello d’incutere timore per affermarsi ed essere visto come il più forte dagli altri, senza i quali sarebbe davvero un debole che non potrebbe in altro modo nascondere i suoi difetti, spesso non corretti a causa dell’assenza dei genitori, il cui ruolo educativo viene affidato alla televisione, al computer ( a proposito del quale si è arrivati a parlare di cyberbullismo) e ai coetanei, che trasmettono sbagliati modelli che inneggiano all’arrivismo individuale e all’esteriorità appariscente. Le conseguenze di ciò si notano soprattutto nella scuola, luogo in cui attecchisce maggiormente il fenomeno del bullismo.
In un libro uscito qualche mese fa, "Abbasso i bulli" di Ada e Carlotta Fonzi, si propone una "terapia" contro il bullismo attraverso una storia inventata, ma che sembra vera, della quale il nome del protagonista "vittima", Michele, può essere ben sostituito con i nomi di tante persone reali con cui quotidianamente siamo a contatto, a cominciare dal nostro compagno di classe. Questa "terapia" consiste essenzialmente nello spezzare il circolo vizioso del silenzio, prima da parte dal ragazzo che deve reagire agli effetti non trascurabili che i soprusi del bullo possono causare in lui, come poca voglia di andare a scuola, mal di pancia, mal di testa, disturbi del sonno, ansia e depressione. E’ questo "grido di aiuto" che deve squarciare questa normalità anormale che deve spingere ad intervenire le famiglie della vittima e del bullo e la scuola che, collaborando insieme, possono tentare di avviare un dialogo non solo con i diretti interessati, ma anche con coloro che restano fermi a guardare, per poter abbattere i troppi muri di omertà di cui protettivamente si circondano e senza i quali il bullo si trova isolato e scoperto. Inoltre, anche con apposite campagne di sensibilizzazione delle istituzioni pubbliche, bisogna riprendere a inculcare una cultura del rispetto reciproco e solidarieta’ fraterna tra i ragazzi ed essi con la scuola. In un epoca di crisi politico-economica come la nostra, solo a partire da noi, dalla nostra città, è possibile e non è più rimandabile lo sforzo congiunto per un recupero di valori che si stanno dissennatamente perdendo.
Solo se sapremo essere come "fiaccole accese" possiamo rischiarare l’oscurità ancora poco denunciata e, purtroppo, molto praticata – che tende ad estendersi dannosamente anche al mondo degli adulti- del bullismo.
Rosella Verdolotti