Nel suggestivo e affascinante scenario del cortile del Loggione ha avuto luogo la Conferenza sul carteggio epistolare, avvenuto tra il 1626 e il 1636, tra il Preposto Generale dei Caracciolini, oltre che Vescovo di Teano, Giovanni De Guevara e l’uomo di scienza Galileo Galilei. La realizzazione dell’evento è stata resa possibile grazie al lavoro svolto dai signori Pasquale Giorgio, Pino Mastrati e, soprattutto, Antonio De Simone, Presidente della Pro Loco Teanum Sidicinum, che di recente vanta la collaborazione di un folto gruppo di giovani che ha curato l’allestimento della mostra di oggetti di arte suntuaria ecclesiastica e delle epistole tra De Guevara e Galilei all’interno della Sala Conferenze del Loggione. Ed è proprio il sig. De Simone, visibilmente emozionato, che apre la serata ringraziando tutti coloro che hanno permesso di poter“sfogliare una meravigliosa pagina della vita di Teano”, ossia l’intera Diocesi di Teano nella persona di Sua Eccellenza Mons. Arturo Aiello, la Delegazione dei Caracciolini rappresentati da Nicola Caracciolo, il Direttore del Museo Archeologico Francesco Sirano, il Direttore del Museo Diocesano Enzo Gravante, il signor Angelo Sirignano (che al termine della Conferenza ha messo a disposizione una serie di telescopi per poter ammirare il cielo stellato) e, non da ultimo, il neo Sindaco Nicola Di Benedetto, che, chiamato a intervenire, tratteggia un appassionato ricordo dell’ex Sindaco del centro sidicino, l’avvocato Guido Zarone che ha manifestato l’amore per la propria terra dedicandosi a studi di storia locale di tal tipo, facendo sì che Teano diventasse “città di cultura e d’arte”.
Poi si passa a trattare l’argomento centrale della conferenza, cioè le lettere di carattere esortatorio, “ricche di elogia e captatiobenevolentiae, e esempio di bello scrivere” tipiche di due pensatori del ‘600, che avevano la pretesa di essere di carattere privato e che, a distanza di secoli, appare straordinario che siano arrivate fino a noi in forma pubblica. A ricostruire la genesi di queste epistole e a ricostruire l’albero genealogico dei Caracciolini a cui Mons. De Guevara afferisce è il dott. Aldo Colabianchi, Delegato di Caserta per l’Accademia Italiana della Cucina, che ha evidenziato come si sia verificato, attraverso lo scambio epistolare, un intreccio di potere temporale e spirituale, tra fede e scienza che è necessario che vadano d’accordo per potersi completare. Ma interessante è stato lo spunto attualizzante che è stato colto, a proposito, dal prof. Sergio Tanzarella, ordinario di Storia della Chiesa presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, che ha invitato il pubblico presente a una riflessione sulla necessità della memoria storica, ossia sul prestare attenzione al passato paragonato, secondo il lessico della botanica, al fiore noto come non ti scordar di me. Egli sottolinea come vi sia “sempre meno cura del passato nella civiltà occidentale”, preferendo essere “sempre più schiacciati in un eterno presente infinito”. Ma questo atteggiamento ostacola fortemente il mestiere dello storico ormai pericolosamente in via d’estinzione e non gli permette di giungere al fine prefissato, ossia la “ricerca della verità”, che consiste nello scavare le luci e le ombre della storia, che inevitabilmente convivono insieme, fermo restando la libertà di giudizio con la quale quest’ultime debbano essere considerate. Ed è proprio da questo discorso che bisogna, invece, impedire che si cancelli e si occulti la storia, o peggio, che essa diventi “addomesticata, a problematica e acritica”, al servizio di un potere precostituito da assecondare, come si è potuto evincere nei regimi dittatoriali del ‘900 (e come mostrano magistralmente i due romanzi “1984” di Orwell e “Fahrenheit 451” di Bradbury). Il nemico più grande da rifuggire per l’uomo moderno è l’oblio, ovvero il non riconoscere le responsabilità che gli uomini hanno nelle vicende umane, positive o negative che siano. E a questo riguardo, il prof. Tanzarella cita un’iscrizione tombale greca di età ellenistica che serviva al defunto come strumento per intraprendere il viaggio nell’Aldilà, che, in breve, dice che chi ha come ragione di vita “il denaro, il successo effimero, l’egoismo e l’arrivismo personale” si abbevera alla fonte della dimenticanza (in greco Lèthe)per “stracciare la memoria” degli sbagli di cui si è diventati coscienti, mentre chi ha pensato sempre “all’interesse generale, alla pòlis , alla res publica, agli ideali spirituali, ai valori morali” si disseta alla fonte di Mnemosùne, la dea della memoria e madre delle Muse, che è quella che consente all’uomo giusto d’intendere “la storia come impegno civico”. Quest’ultima, però, diviene una responsabilità che coinvolge un’intera collettività affinchè si costruisca una “biblioteca della memoria” che crei “anticorpi contro la massificazione”, che rischiano di distruggere “i diritti, i sogni e le utopie”.
E a queste parole si ricollega il Vescovo Mons. Aiello, che s’interroga sul futuro del territorio di Teano, vista la condizione di “generale appiattimento sul piano storico rispetto a radici gloriose” e la sempre maggior frequentazione dei “salotti virtuali” che impediscono di “guardare lontano”, al passato e al futuro, ma che imprigionano l’uomo a un “presente che porta infelicità”. Infine, egli chiude il suo intervento con un ringraziamento a chi, attraverso queste lettere del ‘600, sente ancora il piacere di “sfogliare con amore una pagina di storia con il sapore della carta da toccare”.
Rosella Verdolotti