Ore 7 di un puro mattino; sul sagrato della chiesa di Sant’Antonio Abate presso il terrazzo archeologico rimesso in sesto e restituito alla fruizione di noi Teanesi, il parroco in abiti corali provvisto di un pesante mantello ecclesiastico recita preghiere benedicendo il maestoso falò, il sagrestano con solenne gestualità dà fuoco alla ciclopica pira, la fiamma guizza ruggendo e si leva al cielo trasvolando con i desideri e le orazioni dei fedeli E la festa della pura gioia inizia in monastica beatitudine. In serata a conclusione ci sarà poi il concerto offerto dalla munificenza di Enzo Ferraro sempre sollecito per la sua Teano
Anche gli antichi iranici veneravano il fuoco e lo alimentavano su altari con una complessa ritualità. Il sacerdote aveva sul viso una benda di lino finissimo per non rendere impura la fiamma e salmodiava “O fuoco, figlio di Dio, dammi oggi e sempre il Paradiso luminoso e felice dei giusti”
Sant’Antonio Abate in Sardegna è chiamato e amato come ‘Sant’Antoni de su fogu’, cioè Sant’Antonio del fuoco. Si racconta infatti che fu proprio lui a sottrarre all l’inferno il fuoco trasferendolo sulla terra come dono propiziatorio.Le pire maestose vogliono ricordare il miracolo che Sant’Antonio operò ai suoi tempi oscuri facendo fuggire a gambe levate gli invasori stranieri trasmutando le annose querce in titaniche torce. Il parroco suona una campanella esterna con gesti da priore claustrale e noi fedeli ci avviamo compunti alla celebrazione liturgica per onorare e venerare grati il Santo protettore degli animali luminoso esempio di empatia e festosa semplicità.