Il guerriero di Teano
Basta infilare una delle viuzze bislunghe di Teano che noi chiamiamo vicoli e si veleggia subito in un mondo astrale, differente, morbido, quasi lunare. Sembra strano, il passante distratto non ci fa caso e ancor meno quello abitudinario. Ma… basta aguzzare gli occhi della mente e del cuore che si fa strada un altro mondo palpabile, visibile, antico ma al tempo stesso attuale e vivido. Dai mille cunicoli di storia dimenticata ti assale un brusio di voci, di “sonorità” a volte forti come gli odori,i sapori e i colori della nostra antica terra , spesso ovattate; la storia, quella antica è ormai desueta. Ma ti parla, ti invita a entrare nel suo intimo. A questo punto si viaggia a mille nel mito e in un’atmosfera intessuta di magia e sentimenti. Quelli veri, autentici, ricchi di vibrazioni. Facciamo un piccolo esempio, se ne potrebbero fare a milioni e anche il passante più smaliziato resterebbe attonito al punto tale che nella sua bocca spalancata dalla sorpresa potrebbe entrare un numeroso sciame di vespe o di calabroni, non quelli politici però. Grazie al cielo! Da piazza Umberto I , perché non cambiare il titolo toponomastico e dedicarlo a qualcuno dei nostri mitici politicanti, si scende per via Nicola Gigli e ci si imbatte in un ingresso maestoso dall’arco arditamente gotico. E’ l’entrata che ti porta nel museo archeologico da qualcuno definito “unico al mondo”. Un contenitore, che brutto termine abusato dagli esperti, con una collezione museale frutto di scoperte, non tutte incidentali (vedi i risultati dello scavo dei primi del ‘900 splendidamente illustrati da Ettore Gabrici nella sua erudita e introvabile relazione). Una collezione abbastanza originale, frutto di una civiltà , quella dei Sidicini di Teano, che orgogliosamente seppe darsi una orgogliosa autonomia politica, guerriera e artistica per difendere il suo bel territorio dalla sconvolgente rapacità di Romani e Sanniti. Si resta a guardare per ore e ore specialmente i reperti della Teano preromana: le eleganti teste fittili, illustrate con maestria in B\N da Luigi Spina nel suo libro fotografico edito da Motta, la Cerere col picolo suino dagli eleganti e definiti panneggi di ispirazione artistica etrusca, le orificerie delle avvenenti donne Teanesi (dalla necropoli della Gradavola),che per dirla con Amedeo Maiuri “amavano adornarsi di gioielli in vita e in morte”, le antefisse arcaiche , anch’esse ispirate alla magnetica arte etrusca provenienti dagli scavi dell’edificio templare di fondo Ruozzo. Ma una scultura fittile particolarmente originale incanta e sembra quasi parlare nella scabra e crepuscolare indefinitezza del corpo, nel bel volto dalla espressività quasi classica. Si tratta della riproduzione di un guerriero con l’elmo dalla cresta più che dimezzata e dal volto enigmatico, fisso in una serena, composta, sconcertante fissità. Ma si tratta proprio di un guerriero sidicino o di una rappresentazione originale e piuttosto nuova di Marte, cui i giovani delle tribù italiche si consacravano prima di affrontare l’ardua migrazione della primavera sacra , “inventata” da una saggezza ancestrale e per fronteggiare l’esubero demografico. e la scarsità alimentare. Gli abitanti di Teano e del suo fertile territorio fecero di necessità virtù : da coltivatori e pastori-allevatori si trasformarono in eroici guerrieri per motivi difensivi. Lo testimoniano le numerose raffigurazioni, spesso frammentate, di soldati rappresentati in nudità eroica o rivestiti dell’armamentario militare dell’epoca.
Il guerriero del museo dal bel volto e la capigliatura ondulata ha “sedotto” l’immaginario collettivo al punto tale da essere elevato a logo del periodico “ Il Sidicino “ rampante perodico degli altrettanto rampanti soci del club Erchemperto e fare bella mostra di sé nei posters pubblicitari del museo stesso. L’immediatezza espressiva di questa bella scultura fittile è un poco come il sapone Camay di antica memoria: seduce perlomeno tre volte e il singolo visitatore, e l’appassionato cultore, e le rumorose torme scolastiche, e le giovani-anziane dei tours più disparati. Ma non colpisce i baldi politici dalla faccia di bronzo e dal cuore di cemento. Il Museo di “Teanum Sidicinum” se non godrà di una provvida e celere attenzione anche da parte dell’amministrazione locale si esaurirà in una lenta e amara dissolvenza al pari della civiltà italica assimilata dal dirompente diluvio romano e per molto tempo dimenticata . “ De Profundis”. Quest’anno è stato costituito il sodalizio amici dei Musei (sezione sidicina.) diretto con somma maestria e intelligenza dal presidente notar Romano Naschi, coadiuvato, come un ciliegione sulla torta, nel c.d.a. da un gruppo di simpatiche e attive Signore (La prof. Coppola, la signora Buzzonetti, la prof . Tizzano, la gentile signora Cipullo, tanto per fare qualche nome.) Perché non iscriversi, dando il proprio contributo nell’accezione più vasta del termine? Basta indirizzarsi alle sunnominate Signore presso la sede del loggione o al dottor Naschi nella sua residenza di San Massimo o al dottor Gerardo Zarone, socio dell’associazione e brillante collaboratore di questa testata, anche al dottor Maurizio Simone socio fondatore del sodalizio " Amici del Museo" e capoclan di una eletta schiera di giovanotti sidicini. Il nostro Museo è davvero notevole e ben allestito, merita un rilancio e una conoscenza più larga e approfondita. Oltretutto il suo direttore, giovane, dinamico, erudito, vulcanico sta continuando con veemente passione e senza risparmio a dare il meglio di sé per uno sviluppo adeguato e attualizzato della nostra istituzione museale.
Diamogli una mano, incondizionatamente. Mi rivolgo in particolare ai giovani leoni e alle flessuose tigrette di cui Teano abbonda e straripa.
Giulio De Monaco
"La vera terra dei barbari non è quella che non ha mai conosciuto l’arte, ma quella che, disseminata di capolavori, non sa né apprezzarli né conservarli" (Marcel Proust)