Nel mese della festa della donna, così comunemente definita mentre corrisponde alla giornata internazionale della donna, e troppo spesso riduttivamente celebrata con mimose e trasgressive cene per sole donne, è anche giusto entrare nel merito di questa ricorrenza, ricordando qualche evento significativo della nostra storia che attiene al cambiamento della condizione sociale della donna, in particolare al sud.
Nel 1965 ad Alcamo viveva Franca Viola, di diciassette anni, figlia di contadini, ragazza semplice e molto bella. Nella stessa città sicula viveva, o forse è il caso di dire regnava, la mafiosa famiglia dei Rimi di cui faceva parte tale Filippo Melodia, spasimante sempre respinto decisamente dalla stessa Franca.
Accadde così, quasi per prassi consolidata in casi analoghi, che l’aspirante uomo, per giunta mafioso, si attivasse per beneficiare della scontata facoltà di sposare la prescelta con il solito sotterfugio: il rapimento.
Il caso era semplice più che mai in quanto la famiglia Viola non era per niente legata a quella del pretendente, né tanto meno temibile essendo una famiglia di umili contadini. Come dire che rapire Franca Viola, per uno dei Rimi, era come non fare torto a nessuno.
Come si sa, per la dominante mentalità del tempo, siciliana in particolare, la dignità di una donna si scioglieva come neve al sole soltanto per aver passato una notte fuori di casa, anche se portata via con la forza. Era il caso della donna svergognata o disonorata: una sciagura per la famiglia, sanabile esclusivamente con le nozze con l’uomo con il quale aveva trascorso la notte o le notti fuori di casa. E la conclusione era sempre la stessa, il matrimonio riparatore, perché la donna altrimenti rischiava di essere ripudiata o comunque era destinata a restare zitella, oltre a macchiare per sempre la rispettabilità della propria famiglia.
Oltretutto, e questa era una vera e propria induzione al sequestro di persona e allo stupro, l’allora vigente articolo 544 del codice penale, prevedeva l’estinzione del reato nel caso in cui il reo si proponeva di sposare la vittima degli stessi delitti, accollandosi tutte le spese e rinunciando alla dote.
In altre parole, un qualsiasi uomo che avesse i soldi per affrontare un matrimonio, aveva quasi il diritto di scegliersi la nubile che preferiva, rapirla e anche violentarla se voleva, per poi portarsela tranquillamente sull’altare, tutto con il beneplacito della legge, delle famiglie e della società.
Tornando alla vicenda di Alcamo, Filippo Melodia, insieme ai suoi complici, rapì Franca Viola nel giorno di Santo Stefano del 1965, la condusse in un casolare di campagna dove la stuprò e la segregò fino al 2 gennaio 1966. Fu liberata con un blitz dei Carabinieri, scattato grazie alla collaborazione di Bernardo Viola, padre di Franca, che aveva finto di acconsentire alle nozze e quindi segnalato i personaggi vicini al Melodia.
Franca Viola, per prima nella storia, con grande decisione, si ribellò all’indegna pratica del matrimonio riparatore e rifiutò di sposare Filippo Melodia che fu quindi condannato ad 11 anni di carcere, come furono condannati i suoi ben dodici complici, anche se a pene più lievi.
La grande prova di coraggio fece scalpore e Franca Viola divenne subito in Sicilia un simbolo di dignità e libertà. Dopo di lei e grazie a lei, tante altre malcapitate donne trovarono la forza di ribellarsi e dire no all’altare per scegliere la sofferta strada della libertà. Da allora in poi, di conseguenza, diminuirono gradualmente i casi di rapimento, sino a scomparire del tutto, almeno ufficialmente, ma questo soltanto dopo sedici anni, nel 1981,quando il famigerato articolo 544 del codice penale fu abrogato.
Così Franca Viola diede una vera svolta alla condizione sociale di tutte le donne, ma anche un passo in avanti nella civiltà e quindiper la società in generale.
Onore e merito andrebbero riconosciuti proprio nella giornata dell’8 marzo a questa grande donna, che dietro di lei ha avuto anche due grandi uomini: il padre che l’appoggiò pienamente nell’ardito rifiuto e Giuseppe Ruisi, suo fidanzato dall’età di 14 anni, che la sposò affrontando ogni rischio di rappresaglia ed ogni pregiudizio.