Tullio Palumbo, in aviazione per professione, scrittore storico per
amore ci regala in prossimità del Natale un cantico della nostra
Furnolo, borgo appollaiato come un falco su una dolce collina
incastonata nella partitura sublime dei sinuosi colli che dalle alture
della catena montana dei Lattani si snodano musicalmente verso la
rigogliosa pianura. Tullio è uno storiografo free-lance, in atri
termini non collegato a carrozzoni circensi di editori improvvisati o
di sornioni politici. Scrive di suo, suda di suo, ci rimette di suo. E
lo fa con sidicino orgoglio
e amore maturo per una terra da sogno. Produce adesso, dopo
Passeggiate sidicine ,” Il popolo degli “Aurifici” – Furnolo di
Teano.” Il Tommaseo diceva se ignorano la propria storia, sono
fanciulli o imbecilli, se la disprezzano non possono essere che
imbecilli. Durante la mia fanciullezza e in particolare durante le
serate invernali,le famiglie si riunivano attorno al focolare per
ascoltare storie e romanzi, narrate dagli anziani…Quelle serate
erano la rappresentazione storica quasi simbolica della lettura,
ritenuta come ritualità comunitaria” ci informa Tullio nella sua
esplicativa prefazione. Mi ha dato una copia qualche giorno fa a
Ciampino, tornando io da un pellegrinaggio affettivo. Me lo ha dato
con una puntA DI RISERVATA TIMIDEZZA, gli occhi brillavano però, come
le fiamme baluginanti della sua mitica infanzia.Non anticiperò nulla
per non togliere al Lettore il piacere della riscoperta di significati
e sentimenti, di commosse emozioni, di itinerari nell’anima. Solo mi
ha “scosso” emotivamente la foto di Vincenzo Feola, conosciuto come
Vicienzo, pellegrino libero di un cantico senza scrittura e senza età
tra boschi, borghi, prati.
Lo ricordo bene, popola ancora i miei sogni
e i miei pensieri nei momenti di libertà. Riempie la malinconia con la
sua voce che passava da un tono rombante di basso al falsetto più
sfacciato, quando imitava la voce del tizio del giornale radio o
esplodeva in una selva di rumori che volevano riprodurre, e lo
facevano da maestro, i fuochi artificiali delle feste patronali. Ora
riposa in pace , le sue spoglie mortali non so, ma il suo cuore
vagabondo è immerso nella Luce divina. Tullio lo prende per mano
idealmente e come contamporaneo Virgilio lo porta in terre perdute e
leggendarie attraverso alberi genealogici, narrazioni che sembrano
fiabe e noi con Lui.
Grazie , non fermarti, continua a percorrere le
terre boscose rigate da argentei ruscelli, tra fate elfi, nani, maghi,
in veste di rugosi contadini e di belle silvestri donzelle. Grazie ,
NON FERMARTI MAI.
Giulio De Monaco