E dunque il “Sidicinum” è diventato l’argomento di cui parlare, in una città stanca che si contorce su se stessa e non riesce a trovare spunti alternativi, se non azzannare un evento che in altre realtà, sarebbe vissuto, non con distacco ma certamente non in modo tanto traumatico.
Il motivo però è anche da ricercarsi in questo periodo non certo felice per tutti e allora più che concentrarci su cosa dobbiamo fare ci risulta comodo più che utile discettare sulle iniziative degli altri. Ma ritorniamo al Sidicinum.
I commercianti di Teano si lamentano che, con l’apertura del Centro Commerciale l’attività, già poco fiorente, ha subito un colpo quasi mortale perché la gente preferisce fare qualche chilometro- oggi spostarsi non è più un problema per nessuno- e fare la spesa dove si ritiene ci sia un risparmio tale da giustificare la piccola trasferta. Oppure, attratti dalla variabilità delle offerte commerciali di vario tipo ( abbigliamento, alimentari, bar, pizzerie, pub, fai da te) si finisce per sfruttare l’occasione e acquistare ciò che non era immediatamente necessario.
I gruppetti di opinionisti, collocati agli angoli dei vari bar, ma è anche la versione prevalente della gente comune, sentenziano che l’operazione “Sidicinum” tutto sommato non è stato un grande affare per Teano perché, quello che avrebbe potuto rappresentare in termini occupazionali, si è rivelato quasi inesistente in quanto le premesse di posti di lavoro hanno dovuto necessariamente soddisfare le aspettative di un intero bacino e non solo la città di Teano
L’argomento è complesso perché richiama anche le responsabilità dei commercianti locali. Io vendo la mia merce se risulta qualitativamente e economicamente preferibile a quella della concorrenza, ma anche se la mia proposta commerciale è completa, collocata in una sede dignitosa, accattivante e comunque rispondente alle reali esigenze del mercato e non invece ad una personale valutazione non supportata da dati obiettivi..
Alcune realtà commerciali hanno invece affermato di non essere state assolutamente penalizzate dal Centro Commerciale perché, per esempio, sono negozi specialistici dove puoi trovare tutto ciò che ti serve di quel determinato settore. Altri risultano desolatamente vuoti e non è difficile spiegarsi il perché.
Ma, la fase di avviamento, quella fisiologica per un centro commerciale, è spesso influenzata dalla curiosità, ma nel nostro caso c’è stata anche la coincidenza con le festività natalizie e con una crisi economica che impone alle famiglie una attenta gestione del bilancio familiare. Dunque è possibile che con il tempo si esaurisca questa spinta e si arrivi ad un assestamento reale che consenta di valutare con elementi certi il fenomeno, anche se contemporaneamente sarebbe utile rivisitare tutta la strategia commerciale del centro storico e non solo.
Sono in arrivo novità importanti, di cui parleremo nei prossimi giorni, che, se sfruttate collegialmente e convintamene, possono realmente dare risposte positive.
Questo è un argomento che merita un approfondimento e non ci si può limitare ad una superficiale analisi che potrebbe portarci a conclusioni sbagliate e pertanto abbiamo deciso, come redazione, di avviare una inchiesta che indaghi sui veri o presunti problemi indotti da questa nuova realtà commerciale e disporre di pareri qualificati che consentano di avere un quadro più chiaro, con dati più certi e testimonianze di chi, il Centro Commerciale, lo vive da protagonista. A presto.
Antonio Guttoriello