L’osmosi è un processo fisico spontaneo, cioè senza apporto esterno di energia, che indica la diffusione del solvente (ad esempio l’acqua) attraverso una membrana semipermeabile, che lascia passare solo il solvente e non il soluto: il solvente passa dal compartimento a minor concentrazione di soluto, verso quello a maggior concentrazione, per equilibrare le due soluzioni. Ma esiste anche una osmosi inversa che favorisce il passaggio del solvente all’incontrario, cioè da una concentrazione maggiore di soluto a quella minore.
La settimana scorsa abbiamo scomodato la filosofia, oggi scomoderemo la fisica per comprendere meglio la “vivacità e gli strepitosi successi” di questa amministrazione nata nel 2018 all’insegna del famoso motto “faremo a Teano quello che non è stato fatto negli ultimi trent’anni”. E meno male, aggiungerei io: figuriamoci lo sfacelo se avessero voluto fare quello che non era stato fatto negli ultimi cinquant’anni!
La “vivacità” ne è stato il primo elemento caratteristico. Tra cambi pressoché mensili di giunte, assessori, vicesindaci, gruppi consiliari nati per partenogenesi o figli di padri ignoti, nati e poi prematuramente spentisi, l’elemento più giulivo, negli ultimi mesi, è rappresentato dall’osmosi in atto tra maggioranza ed opposizione. Il primo flusso di migrazione trans-membrana si è avuto dalla opposizione alla maggioranza (compartimento a maggior concentrazione di soluto): già le dichiarazioni in aula lasciavano presagire grande attrazione nelle consigliere Pentella e De Fusco e poi il gran passo. Poi però, a dimostrare la meraviglia della legge fisica citata, si è avuta una “osmosi inversa” con il passaggio di tre consiglieri di maggioranza, Palmiero, De Fusco e Natale, all’opposizione (compartimento a minor concentrazione di soluto). La cosa è risultata chiara ed evidente nel corso dell’ultima seduta consiliare, quella di giovedì 29, convocata per approvare un bilancio che si sarebbe dovuto applicare entro giugno e divenuto ormai un “bilancio/consuntivo”: altra meraviglia delle meraviglie!
Naturalmente, e non potrebbe essere altrimenti, siamo oltremodo felici di questa “vivacità amministrativa” sempre più varia ed incomprensibile (o no?): quello che ci stupisce, almeno così ci pare, è l’affievolirsi lento ma costante, del “popolo osannante” ad ogni “fantasiosa intraprendenza sindacale”, sempre mediaticamente sorretta, non ultima la chiamata dell’esercito!!! E ho detto tutto, avrebbe esclamato il buon Peppino De Filippo!
L’ importante è la dimostrazione della non modificabilità delle leggi fisiche e questo, cara signora D.T., ci riporta all’articolo della settimana scorsa e potrebbe indurci ad osare di pensare ad essa come ad una “verità assoluta” indipendente dall’ “uomo misura di tutte le cose”.
Ma cerchiamo di entrare in po’ nello specifico del problema. Premetto che il passaggio da una “concentrazione” all’altra non sempre è sintomo di incoerenza, perché potrebbe essere diventato incoerente il gruppo al quale io appartenevo e quindi cozzare con le sue idee primigenie che io invece ho conservato, e perciò lo abbandono. Ma parliamo di idee, non di altri interessi, perché non sarei più coerente io se pensassi di trasmigrare in un altro raggruppamento soltanto per un mio tornaconto, che sia d’ immagine o di diverso interesse poco conta. E non so quanto di questo si sia realmente verificato, soprattutto, nella fattispecie, nel primo passaggio, quello di “osmosi diretta”. Infatti è il compartimento a maggiore soluto, cioè la maggioranza, quello dove esistono possibilità di accedere a tornaconti d’immagine o di diverso interesse. Più credibile, sul piano ideologico, resta il passaggio dalla maggioranza all’opposizione (osmosi inversa) perché si tratterebbe di pagare qualche prezzo, ma a scapito di una affermazione di aderenza e di coerenza con le proprie idee che ripaga, in termine di dignità e di amor proprio, ogni eventuale perdita d’immagine o d’interesse.
Voglio essere ancora più buono, ma, per amor di verità, devo dire che questi comportamenti sono il frutto del trionfo delle “liste civiche”, dove la candidatura di tizio o di caio viene fatta esclusivamente sul metro del suo apporto di voti. Mi spiego meglio: quando esistevano, anche a livello locale, i partiti politici si sceglievano i candidati soprattutto tra le proprie fila, ed erano persone conosciute dai più. Se ne conosceva la preparazione, la maturità, l’onestà, la coerenza alle idee del partito, la condivisione ideologica di esse e la volontà di vederle trionfare. Ed erano questi gli argomenti principali che spingevano alla candidatura di questo e non di quello; solo per ultimo veniva preso in considerazione il suo peso in termini di apporto di voti: esattamente il contrario avviene nella formazione di una lista civica. Ed il disagio, alla fine, è di tutti: del gruppo, che non riesce a gestire in unità d’intenti quella massa eterogenea, e dei singoli che, naturalmente impreparati per un lavoro ed un impegno che non conoscono, per di più con persone delle quali ignorano la storia umana, faticano ad adeguarsi ed a rendersi efficaci. E si spreca quantomeno una enormità di tempo, oltre che la possibilità di risultati tangibili e produttivi. Se a tutto questo si aggiunge una “vanagloria” dirigenziale il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Credetemi vostro
Claudio Gliottone