“I giovani sono linfa vitale…permetteteci di sognare e noi non vi deluderemo”: con queste parole di fiducia e speranza per un mondo in cui l’universo giovanile ritorni ad essere il vero protagonista di un tempo in cui sembra che per esso non ci sia posto, si apre l’incontro del Vescovo con gli studenti dell’ISISS Ugo Foscolo, tenutosi in Cattedrale alle 10 e mezza. A pronunciare queste parole è la giovane Anna Chiara Razzino, organizzatrice dell’incontro che ne ha approfittato subito per ringraziare tutti coloro che si sono adoperati per la realizzazione dell’evento, il Vescovo Mons. Arturo Aiello, il seminarista Luigi Migliozzi, il Dirigente Scolastico dell’ISISS Ugo Foscolo Alessandro Cortellessa e la professoressa Ida Ricca, oltre a tutti i presenti.
A seguire la riproposizione musicale della canzone “Il testamento di Tito” di Fabrizio De Andrè, grazie alla voce melodiosa di Paola Cerullo. Ed è stato proprio questo l’input per affrontare più da vicino l’argomento centrale dell’incontro: i dieci comandamenti e il loro significato profondo. Così ognuno di essi è stato oggetto di una domanda da parte di vari studenti (Paride Boragine, Chiara Izzo, Antonia Caprio, Luigi Antuono, Federica Mantini, Alessandro Verdolotti, Maria Sacco, Martina Camelio, Donatella Genovese, Andrea Cataldo), a cui il Vescovo Aiello ha fornito dotte spiegazioni arricchite di citazioni letterarie e bibliche. Come esordio, il Vescovo ha scelto di citare una frase del commediografo latino Terenzio, “homo sum, nihil humani alienum a me puto” (cioè “sono uomo, ritengo importante per me tutto quello che riguarda l’uomo”), per cui il vero cristiano è colui che ha interesse per l’essere umano che attraverso la figura di Cristo, Dio fatto uomo, consente di arrivare al Padre.
Con esempi che ci riportano anche alla vita di tutti giorni si è sottolineato come, ad esempio, il ricordarsi di santificare le feste deve nascere dal desiderio di incontrarsi con Dio e, per questo, può essere paragonato all’appuntamento con la persona che si ama. Allo stesso modo, si è riflettuto sull’onorare il padre e la madre, dogma da mettere in pratica se finalizzato al bene e mai andando contro la propria coscienza. A proposito del non uccidere, più che insistere sull’atto fisico, si è parlato della calunnia e della maldicenza (in definita, il “non dire falsa testimonianza”) come strumenti che possono spingere al suicidio il soggetto che ne è colpito. Strumenti che vanno non solo estirpati, ma condannati nel loro utilizzo: l’unica strada da intraprendere è quella di una “cultura della verità” da ricercare con forza e ardore perché, come disse S. Paolo, “la verità è nell’amore”.
E se l’amore nasce dal cuore, quest’ultimo viene a configurarsi come “il luogo delle scelte”, la fonte da cui nascono le cose più grandi, le più buone, ma anche le più perfide, da cui occorre liberarsi con un’operazione interiore d’ “igiene mentale”. E’ la radice del desiderio, che va alimentato nel tempo e non soddisfatto in pochi secondi come si mostra anche magistralmente ne “Il Piccolo Principe” di Antonie de Saint-Exupèry e il detto di S. Benedetto per cui il desiderio viene designato come seme che si sedimenta nella terra. E connessi a questo discorso sono proprio gli ultimi due comandamenti “gemelli”, che riguardano il non desiderare la roba e la donna d’altri, che si riferiscono anche al non rubare. Poi, al Vescovo Aiello sono state rivolte da due studenti (Riccardo Conte e Valerio Sirignano)due domande di stringente attualità, in base alle quali si è passati dall’elezione di papa Francesco alla morte di Don Gallo di qualche giorno fa e si è affermato fondamentalmente il “bisogno di un incontro tra fede e modernità”.
A concludere la performance canora del Vescovo che canta e suona con la chitarra “Le tre madri” sempre di De Andrè. Dunque, un incontro esaltante, che ha destato la viva attenzione dei ragazzi, che restano più che mai “la linfa vitale”del presente e, ancor più, del futuro.
Rosella Verdolotti