Luis Sepúlveda
Incontro d’amore in un paese di guerra
La guerra cambia l’anima delle persone. Soprattutto se parliamo di guerra civile, quella che interessò il Cile di Pinochet, mettendo il popolo in ginocchio per la sua crudeltà.
Il titolo originale, “desencuentros” , indica incontri mancati, falliti, una serie di puzzle composta da migliaia di pezzi a cui manca sempre solo un tassello.
I personaggi dei vari racconti, 24, hanno diversi nomi ogni volta, diverse avventure, diversi sogni, ma sono tutti legati da un filo comune: hanno bisogno di qualcuno da amare. Qualcuno che li renda vivi in un ambiente che tutto uccide e tutto lacera.
“Ero contento. Quella sera avevo un appuntamento. Qualcuno da toccare, da guardare, con cui parlare. Con cui dimenticare la morte, pane quotidiano”.
C’è la storia d’amore tra Pilar Solórzano e Genaro Blanco, separati dal destino ma non dalla memoria. O quella della sordomuta sartina Mabel, che appena conosce la bellezza dell’amore, viene allontanata da lui dalle sue sorelle. O i rivoltosi che per punizione vengono inviati dal Capitano Espinoza a Tola, luogo deserto ed abbandonato, senza speranza di fuga o di salvezza. E loro scrivono alle proprie mogli, madri, amiche, passano i giorni. Il caldo e la disperazione li portano via via alla follia, fino a riesumare la vecchia locomotiva inglese, ex orgoglio della zona, per andarci a fare un giretto. Non per scappare, ma per farci un giretto.
Se conosci la storia del Cile, quel libro non lo leggi tutto d’un fiato. Il tempo è scandito dalle vicissitudini dei vari personaggi. Ogni storia ha la capacità di trasmettere quel senso di vuoto che caratterizza il protagonista dopo ogni incontro mancato. Come Ortega, che pensa finalmente di poter passare la sua vita con Elena mentre lei lo inganna per l’ennesima volta salutandolo da un treno di passaggio a Parigi.
CONSIGLIATO a chi conosce la storia del Cile. Numerosi sono i riferimenti indiretti a Pinochet e al suo regime, sarebbe un peccato non coglierli.
Maria Flora Grossi