Per la strada, nei bar, sui social network in forma anonima e/o pubblica, ci si lamenta che troppe cose non vanno, e in meno di un secondo s’individuano i colpevoli. Il processo, a differenza di quanto accade nei tribunali, è rapido. Senza concedere nemmeno una difesa d’ufficio, senza fare nessuna udienza, senza ascoltare nessuno,ergendosi a giudici della Suprema Corte di Cassazione, ed incuranti di tutto e di tutti, si emettono sentenze di condanna!
Nell’arringa a senso unico, c’è chi punta l’indice verso il passato, scordandosi di esserne stato protagonista. Chi, invece, punta il mirino sul presente, e spara, secondo la logica del "chi coglio coglio". Quasi tutti i condannati, tacciono e non colgono. "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa (Inf. III, 51)", dev’esser stato il diktat del loro Virgilio.
Quel silenzio degli innocenti, per taluni è segno di arroganza, per tal altri strafottenza, per altri ancora il comportamento più giusto. Un confronto a viso aperto, in pubblico, senza necessariamente voler trovare il colpevole di turno, ma semplicemente una soluzione, buona per tutti, siamo convinti sarebbe la cosa migliore.
Ma, qualche coda di paglia, nonostante tutto, si lancerà verso l’ignoto e proverà una discutibile difesa. Avrà, a nostro avviso, perso solo un’altra buona occasione, l’ennesima, per tacere. Il silenzio, è la risposta più illuminante di ogni altro chiarimento. Il buon senso, suggerirebbe di meditare sulle proprie responsabilità, e per una volta, forse, sarebbe opportuno farsene carico invece di tentare di scaricarle su altri.
Siamo sempre più convinti che la ripartenza, nella ipotesi che un avvio ci sia mai stato, debba necessariamente cominciare dai più piccini. Loro, sono un libro dalle pagine bianche, ancora da scrivere. Se la penna di mamma e papà vi scriverà un bel racconto fatto di rispetto delle regole, loro crescendo conosceranno il rispetto. Se la penna delle maestre vi scriverà il buon insegnamento, loro crescendo lasceranno il mondo migliore di come l’hanno trovato. Se invece qualche inchiostro nero annoterà su quelle pagine bianche solo odio, disprezzo, cattiveria e maleducazione, loro non impareranno che questo.
Troppo spesso lasciamo che la TV si occupi della loro educazione. Li abbandoniamo nelle acque poco sicure della navigazione su internet, in balia di qualsiasi rischio e pericolo. Ci arrabbiamo se una maestra ci dice che nostro figlio è maleducato, se in classe non rende quanto dovrebbe o se da fastidio agli altri. La colpa non sarà mai nostra. La cercheremo altrove. Ma quanti, la sera prima di andare a dormire, davanti allo specchio si chiederanno: "Io come genitore, quanto valgo ?".
Non basterà regalargli l’ultima diavoleria che la tecnologica possa offrire, per essere un buon padre o una buona madre. Certe volte, un foglio di carta, qualche matita colorata e l’uso intelligente di internet, vi aiuteranno a regalargli un sorriso. Ci vorrà poco per creare, da quel foglio bianco, l’origamo di una ranocchietta. Gli occhi dei vostri figli, man mano che l’animaletto prenderà forma, si riempiranno di gioia. Una gioia che esploderà letteralmente quando con loro, proverete a farla saltare. E per magia, salterà!
Quei saltelli saranno forse la spinta giusta.
Luciano Passariello