Avrete notato che in ogni documentario televisivo i cui si mostrano e si magnificano le nostre eccellenze, che si parli del Colosseo o del Duomo di Milano, di Capri o delle tre cime di Lavaredo, di Dante o di Puccini, di Michelangelo o di Raffaello, dell’Etna o delle Isole Eolie, della Pellegrini o di Thoeni, di Enzo Ferrari o di Adriano Olivetti, la conclusione è sempre la stessa: “sono cose che tutto il mondo ci invidia!”. Non discuto; ora abbiamo un altro primato, ma dubito tale da suscitare l’invidia del mondo. Quello di essere avanti a tutti come numero di contagiati dal coronavirus, persino alla Cina! Il panico si diffonde: ad una cara amica, preoccupata, ho riferito che l’umanità ha superato pandemie ben più gravi e devastanti, e lo ha fatto in periodi di contingente miseria, di assoluta mancanza di igiene, di assoluta ignoranza di scienza generale e medica in particolare, in tempi di oscurantismo totale, e perché non potrebbe farlo in tempi in cui abbiamo scisso l’atomo ed abbiamo posto il piede sulla luna, trapiantiamo cuori, fegati, polmoni e conosciamo cose immaginabili per quei tempi. La risposta è stata disarmante quanto veritiera: “allora erano ignoranti, ma certamente non cretini”. Ecco il punto. Inutile sottolineare che in questa vicenda il numero di quelli che hanno evaso le regole dettate per cercare di contenere il numero delle trasmissioni del virus supera grandemente quello di coloro i quali il virus lo hanno preso. “Cretinismo” puro, aggravato dalla conoscenza della pericolosità del loro comportamento per sé e per gli altri. Nulla da aggiungere. Ed un popolo di eroi, di santi, di poeti e di navigatori, si trasforma d’improvviso in un popolo di virologi; non c’ è uno che non abbia da dire la sua, suffragata da improbabili teorie pseudo – mediche o da un “sentito dire” o da un “letto su facebook” quanto mai pericolosi. Così come si diffonde un solidarismo non meno pericoloso perché improvvisato e, sovente, nascente da uno stupido desiderio di protagonismo. Le delibere contenitive e preventive nascono in progressione geometrica: a quelle governative si aggiungono quelle regionali ed a queste quelle comunali, in un marasma troppo simile, nei risultati, alle “Grida” manzoniane. Ed infine, a cementare il tutto, un improbabile senso patriottico che ci fa esporre bandiere, cantare inni nazionali, vestirci di tricolore, forse per una insulsa necessità scaramantica, laddove l’unica cosa da fare è rimanere in casa e cercare di rispettare, quanto non contraddittorie tra loro, le indicazioni delle autorità sanitarie e civili. Si canta sui balconi, ci si affaccia e si discute, forse conoscendoli per la prima volta, con gli inquilini che ci abitano accanto, o di fronte, e dei quali, fino ad ieri, manco conoscevamo l’esistenza. Una umanità fragile che si aggrappa ad ogni appiglio, meno che a quelli più idonei. Si acuiscono le beghe tra Nord e Sud, noi migliori di voi, pochi ospedali al sud, trascurato dalla potenza economica del nord; e persino chi fa comunque donazioni viene sbertucciato per averle fatte alla Lombardia invece che alla Campania Stare in casa, ci ordinano. Ma per coloro che non hanno interessi vari, come leggere, scrivere, aggiornarsi, ascoltare musica, compiere lavoretti domestici, e via dicendo, i canali televisivi, di Stato e non, cosa fanno per alleggerire la “pena” di restare chiusi in casa? Trasmettono banalità assurde e indescrivibili, a base di chef o di schiaccia- foruncoli, importate sovente da quegli stessi paesi che, come dicevo prima, non fanno che “invidiarci”. Ne verremo fuori? Certamente. Ma non verremo fuori dal “cretinismo” che ha trovato nel coronavirus un validissimo alleato per accrescersi e diffondersi, facendo certamente più danni di quello, soprattutto perché endemico e resistente a vaccini e terapie d’ogni genere. Auguri per una buona salute e, perché no, per una non meno auspicabile decrescenza del cretinismo.
Claudio Gliottone