Blog di Claudio Gliottone
…è una formula di rito con la quale, affettuosamente, i componenti di un nucleo familiare partecipano ai loro amici e conoscenti il prossimo verificarsi di un evento piacevole: un fidanzamento, un matrimonio, una futura nascita.
Il che è cosa bella, perché, ampliandosi il numero dei componenti una famiglia, si rafforzano e si consolidano i rapporti parentali già esistenti o se ne propongono di nuovi dello stesso valore: il problema è di preminente ordine affettivo e, perché no, anche sociale.
Va da sé che il verbo “allargarsi” va qui inteso come aumento numerico, come crescita di quantità; ma esso possiede anche altre accezioni, che potrebbero risultare meno auspicabili e piacevoli di quella finora esposta. Ad esempio un allargarsi inteso come estendersi su una superficie, o, metaforicamente, estendere la propria zona o il proprio rendiconto in materia di interessi, non necessariamente sempre o soltanto materiali. Si dice, infatti, “si allarga a macchia d’olio”. Ora, se l’olio si allarga su una superficie di carciofini in barattolo per evitarne il contatto con l’aria e proteggerne il gusto e la durata, è cosa buona e positiva, ma se si allarga su una camicia di seta appena indossata, l’effetto derivante non può non suscitare qualche comprensiva “incazzatura”.
E’ notorio, biologicamente parlando, che la famiglia rappresenti la cellula costitutiva di tutto il consorzio umano, nata per necessità di perpetuarlo con la procreazione e la difesa e l’accudimento della prole fino alla sua indipendenza, ma è altrettanto notorio che in essa si siano sviluppate, nel tempo, finalità più estese, interessi più ampi e complessi, non poche volte indirizzati alla prevalenza di una sulle altre.
Così, nel campo socio – politico della storia occidentale, dai romani in poi, dalla fine dell’epoca dei sette re, già in era repubblicana, si è consolidata la presenza di larghi ceti familiari, le “gens”, dal potere sempre più crescente, fino a disporre del bello e cattivo tempo in epoca imperiale. L’assetto è proseguito per tutto il medioevo, nel rinascimento e ben oltre la rivoluzione francese, nella quale dilagò la famiglia Bonaparte, fino ad arrivare ai Romanov, trucidati dalla rivoluzione bolscevica in Russia, o dei Savoia, travolti dal crollo del fascismo, in Italia. Per “famiglie” si sono occupati tutti i posti di potere, anche ecclesiastici.
Le conquiste democratiche, dal secondo dopoguerra in poi, hanno annientato il potere delle grandi famiglie nazionali; Einaudi, De Gasperi, Nenni, Togliatti, Fanfani, Moro, Mattarella non hanno avuto alle spalle nessuna nobile e potente famiglia; così Wojtyla, Roncalli, Luciani, Bergoglio. E forse cominciano a ridimensionarsi anche le terribili “famiglie” mafiose.
Abbiamo impiegato millenni per liberarci della gens Giulia, dei Capetingi, dei Carolingi, degli Hoenzollern, degli Asburgo, dei Medici, dei Savoia, dei Borboni, dei Badalamenti, dei Reina, dei Provenzano, e chi più ne ha ne metta: sarebbe antistorico favorire la rinascita di quel perverso sistema, specie nei piccoli paesi, come il nostro, dove il controllo diretto su tutti e tutto è di estrema facilità. Sarebbe improponibile una stretta del sistema clientelare già tuttora largamente esistente e vegetante nella nostra città con altri personaggi della stessa famiglia impegnati su diversi ma collegati fronti di potere; non si muoverebbe foglia senza il loro familiare assenso e chi riuscisse a scapolare da uno cadrebbe nella rete della sorella o della cugina. Che avvilente prospettiva per la libertà, lo sviluppo e la intelligenza del nostro paese e dei suoi abitanti!
Claudio Gliottone