Tump…tump…tump-tump… Fortuna che il rumore era sordo, basso di tono, ma il volume aumentava di pari passo alla foga che Cosimo impegnava, in maniera ritmica, quasi come in una proporzione aritmetica, con qualche scantonamento nella proporzione geometrica.
Damiano, ormai noto ai lettori per le sue cene, luculliane nella misura, ma certosine nella qualità, cioè quasi sempre a base di peperoni fritti, anche quella sera non godeva di un buon sonno ristoratore: si girava, si rigirava, si stendeva, si accucciava, beveva abbondantemente in uno strano dormiveglia, mentre qualche madida goccia di sudore rigava il suo viso stanco. Eppure si era tolto il saio; e persino l’aureola si era tolta, appoggiandola in un angolo della nicchia.
Stando così le cose ci volle un niente che sobbalzasse, come spesso gli accadeva, al rumore sempre più assordante che rintronava nella piccola chiesa, tra il vuoto dei banchi, distanziati per misura anticovid, ed i pesanti tendaggi delle finestre. Quale non fu il suo stupore nel sorprendere Cosimo che, brandendo una mazzola da tre chili con la stessa vigoria con cui Orlando faceva roteare la sua Durlindana, sferrava poderosi colpi alla base di ogni banco della chiesa, dopo averlo opportunamente capovolto.
“Cosimoooooo! Ma che cacchio stai facenn’ ? Tien’ arteteca? E po’ semp’ e’ notte fai sti’ servizi? Domani, per quanto è vero il nostro Principale, gli chiedo di andarmene: me ne torno in Cilicia, e poi in Licia, in Dacia e in Cappadocia, come diceva Totò! Torno a fare il medico; mi dispiace solo di lasciare Ginetto, che è un mio fans accanito!”.
Terminato che Damiano ebbe il comprensibile sfogo, attaccò Cosimo, in tono dimesso ma convinto:
“Damià. E mica stò pazziann’. Mi sto rendendo utile”
“Ah sì? E che stai a’ ffa’?”
“Damià, qua il covid sta riprendendo vigore; ci dobbiamo distanziare, abbiamo la responsabilità della salute dei nostri fedeli; dici niente!”
“ E allora?”
“ E allora, siccome sono intelligente e informato, ho sentito il telegiornale, e sto mettendo le ruote ai banchi, così si spostano più facilmente: hai capito che pensata?”
“Cosimooooo! Ma è na’ pensata e’ niente, lo capisci? Perdonami Signore, ma cù stommac’ ca teng’ stanotte comme ù support’ a’ cchist? Siente Cosimì, ma ci pensi che se vene chella signora di ottanta anni col Parkinson, ca’ tremm’ tutta quanta, e s’assetta int’u’ banco addò tu c’hai misse e’ rrote, doppo rieci minuta a’ jamm’ a piglià sott’ a’ stazione? A’ essa e u’ banco? E meno male che il sindaco ha fatto là il piano di illuminazione, così subito li troviamo”.
“Ma Damià chesta è na’ cosa seria. Te lo ripeto; l’ha pensata la ministra Azzolina, quella che mo’ apre tutte le scuole: grande mente organizzativa l’Azzolina.”
“Azz!…L’ Azzolina? Hai detto L’Azzolina? ..Azz! E ho detto tutto! Cosimì, vien’ cca,’ posa chillu martiello e cerchiamo di ragionare, almeno noi che siamo santi e pure noi ministri, ma del culto, non delle stronzate! Allora innanzi tutto chiediamoci il vero perché oggi la cosa più importante d’Italia è l’apertura delle scuole.”
“Ma certamente. Le scuole sono la cultura, formano gli uomini e i dirigenti di domani. Devono cominciare subito e perbene”
“Allora, a parte il fatto che anche io e te abbiamo studiato e siamo medici, ma ti ricordi quando la scuola cominciava il primo di ottobre, qualunque giorno fosse, e terminava il 30 di giugno? Mi pare che tutte le generazioni di allora siano ben riuscite nella vita e nel lavoro, e sicuramente ne sanno molto di più e in tutti i campi degli studenti di oggi, le cui promozioni sono garantite “ope legis” dallo stato, che siano o no meritate? E allora perché non aspettare ancora un mesetto per vedere il decorso dei contagi? Bisogna prepararsi comunque, certo; ma senza dimostrare che la scuola moderna serve a ben poco, se ha partorito scienziati e ministri che hanno avuto la brillante idea di combattere il contagio mettendo le ruote sotto i banchi. Tant’è che un poco di postuma resipiscenza o il consiglio di qualcuno che probabilmente aveva frequentato la scuola sessant’anni fa, ha fatto fare retromarcia sulla assurda proposta. Altre cacchiate non mancano di certo: la mascherina che si può togliere durante l’interrogazione, il bambino che deve dire se ha la febbre senza che nessuno gliela misuri, il posto distanziato negli scuolabus: ma ci rendiamo conto che stiamo parlando di quella meravigliosa forza della natura, di quella fonte inestinguibile di energie che è un bambino? Ad essere accorti e responsabili dovrebbero essere gli insegnanti; ma sono pochi, anche se il ministro ne ha nominato altri trecentomila. Ed il personale non docente? Ed altri scuolabus con relativi autisti? O andranno a scuola con il monopattino, per il quale sono stati stanziati non so quante migliaia di euro in relativo bonus, altra italica cacchiata? E il milione e passa di mascherine che sarà fornito quotidianamente ai ragazzi? “
“E’ vero Damià, ma allora perché non hanno continuato a studiare ancora per qualche mese on-line?”
“Perché il vero problema, Cosimì, non è l’acculturamento del bambino, ma la necessità dei genitori di toglierselo dalle p..le almeno per mezza giornata, il cocco di mamma!”
E, mentre pronunciava sempre più lentamente queste ultime parole, le palpebre cominciavano a divenire pesanti; chiuse gli occhi, come per ispirarsi a più profondi pensieri; ma il sonno lo conquistò possente, ed un sonoro russìo, si sostituì, nella chiesa, alle martellate di Cosimo.
Claudio Gliottone