Il botanico Antonio Croce
Nell’epiteto specifico del nome scientifico di questa pianta, Calamintha nepeta, ritroviamo il nome vernacolare con cui è conosciuta anche nel nostro territorio ed in altre zone d’Italia:"nepetella". Il nome Calamintha, invece, deriva dal greco e può essere tradotto come "Bella menta". Essa, infatti, appartiene alla stessa famiglia della menta ma nello stesso genere Calamintha le piante hanno fiori più grandi e colorati. "Nepeta" era il nome che Plinio dava ad una non meglio identificata menta ed il vocabolo, di antica origine italica, allude probabilmente alla predilezione per le mente di luoghi ombrosi o umidi. Non è così per la nostra nepetella che troviamo, invece, nei luoghi luminosi e caldi e molto raramente nei boschi.
Linneo la descrisse nel 1753 considerandola affine alla Melissa: Melissa nepeta. Per le differenze fu poi ribattezzata Calamintha nepeta ed oggi, grazie alle ricerche più accurate che riguardano anche il DNA delle piante, si è "ribattezzata" Clinopodium nepeta.
La pianta è perenne, con base legnosa e rami erbacei che si rinnovano ogni anno. Il fusto, come caratteristico nelle piante della famiglia, presenta sezione quadrangolare e porta foglioline ellittiche.
Presso l’inserzione delle foglie superiori spuntano gruppi di fiori dalla corolla violetto pallido, divisa caratteristicamente in due "labbra" da cui deriva il nome della famiglia, le Labiate. In tutte le sue parti la pianta presenta una densa peluria ricca di ghiandole che secernono olii essenziali, fra cui il mentolo. In effetti la pianta ha un profumo che ricorda la menta (ed è chiamata anche mentuccia) con toni di canfora. La composizione e la concentrazione di sostanze aromatiche non è sempre uguale ma ha dei picchi in alcuni periodi dell’anno e nel periodo pasquale, quando si raccolgono le foglie della sottospecie nepeta per l’uso nella cucina tradizionale, ha un sapore gradevole.
E’ una piante decisamente comune in tutta Italia ed in tutto il bacino del Mediterraneo, dove si spinge fino alle quote montane. La fioritura inizia a metà primavera e si protrae per tutta l’estate, spesso fino all’autunno.
Il naturopata Salvatore Improta
La nepetèlla (Clinopodium nepeta (L.) Kuntze) o nepitèlla o nipitèlla è anche conosciuta come mentuccia poichè emana un leggero odore di menta.
E’ un’erba aromatica appartenente alla famiglia delle Lamiacee.
Cresce spontanea in terreni aridi fino ai 1500 m s.l.m. ed è molto diffusa in Europa centro-meridionale.
Solitamente accade che al di fuori della Regione Lazio la nepetèlla venga confusa con la Mentha pulegium (menta romana).
In realtà le due specie si possono facilmente distinguere dall’infiorescenza. Quella della nepetella è a sviluppo verticale con fiori singoli mentre
quella della M. pulegium è tondeggiante con fiori ravvicinati. Differiscono anche nel sapore. Infatti la menta romana è molto più forte.
La nepetella nel medioevo era usata comunemente come erba medicinale, tuttavia oggi è poco usata in campo erboristico.
Tutte le parti della pianta hanno proprietà aromatiche, diaforetiche, espettoranti, febrifughe e stomachiche.
Gli infusi ottenuti con le foglie vengono usati in caso di flatulenza e debolezza di stomaco. È usata anche contro la depressione, l’insonnia e i dolori mestruali.
Non deve essere assunta durante la gravidanza in quanto in dosi eccessive può causare l’aborto.
In diverse Regioni italiane viene utilizzata in ambito culinario. In Sicilia nell’aromatizzazione delle olive, in Toscana come condimento per i funghi, nel Lazio nella preparazione dei carciofi alla romana e
in Irpinia, con il nome di zenzifero, viene utilizzata insieme alla ricotta per il ripieno di ravioli magri oppure di frittate. A Calabitto è usata anche per creare un liquore aromati
La Ricetta di Rosella Meloni
la Frittata di Nepetella
Ingredienti:
5 uova – un pugno di foglie di nepetella – un pizzico di sale -olio
Importante: Bisogna prima “trattare” l’erbetta, ovvero, lavorarla con il sale e lasciarla macerare per 5 minuti. Così facendo, essa manterrà tutto il suo sapore.
Strizzarla ben bene e risciacquare. Unire le uova e fare una classica frittata.
Variante: Se la si vuole più ricca, è possibile aggiungere formaggio fresco e/o salsiccia. Questa variante però predilige la cottura nel forno.
Buon Appetito