E all’improvviso, il virus. Tre mesi dopo l’allarme ufficiale il mondo contava oltre 160 mila vittime, quasi 2 milioni e mezzo di contagiati e più metà della popolazione mondiale invitata/costretta a rimanere a casa. La pandemia ha prodotto un cambiamento decisivo, in un mondo impreparato sotto ogni punto di vista: politico, sanitario, economico ed umano. Un mese dopo l’allarme del Presidente cinese Xi, il 21 febbraio, il nuovo coronavirus ha raggiunto l’Italia, l’Europa e il resto del mondo. Da quel momento tutte le città si sono somigliate: strade deserte, negozi chiusi, frontiere chiuse, cancellati gli eventi internazionali, scuole chiuse, uffici chiusi, fabbriche chiuse, la cultura tutta si è fermata, e poi i volti, le angosce, e le speranze umane chiuse tra le mura domestiche, e poi nascoste dietro le mascherine. Il lockdown è stato una nuova fase, indubbiamente dolorosa, che sì ha fermato il mondo globalizzato ma che ha evidenziato, enormemente le disuguaglianze sociali. Con il Pil che subisce una drammatica battuta, l’incertezza nel futuro, la speranza si aggrappa alla scienza, alla somministrazione del vaccino Pfizer contro il virus che ha cambiato la nostra vita. E così da domenica 27 dicembre si inizierà ad iniettare il vaccino in tutta l’Unione europea. La data è stata scelta dalle istituzioni per avviare, simbolicamente, e simultaneamente la campagna di vaccinazione in tutta l’Unione europea. Per quanto riguarda l’Italia, sono giunte all’Istituto Spallanzani di Roma 202 milioni di dosi del vaccino, poco più del 13% di quelle dell’Unione Europea, da distribuire in 21 siti principali di riferimento entro il 27 dicembre. Da Pfizer ne arriveranno 27 milioni : 8,8 entro marzo 2021, altri 8,1 milioni entro giugno, e altri 10,1 milioni entro settembre. E intanto, a quasi un anno di distanza restano il dolore di vite spezzate, la paura del contagio, la diffidenza nell’altro, ma nonostante tutto comincia anche l’impazienza di tornare alla normalità. Una nuova normalità, in un mondo cambiato.
Sara Finocchi