Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini è convinto che per risolvere i problemi dell’Italia di oggi sia necessario focalizzarsi non tanto, o meglio, non solo sulle emergenze, ma elaborare riforme che possano avere un impatto anche nel lungo periodo, nonostante prendere oggi decisioni che andranno a influenzare la vita delle generazioni future non sia certo un’impresa facile.
Per affrontare la drammatica emergenza dell’occupazione giovanile, che oggi supera il 38%, il ministro Giovannini ha riproposto il modello della staffetta generazionale. Che cosa significa? Di fatto un’alternanza tra lavoratori giovani e meno giovani, all’interno di una stessa azienda.
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Immaginiamo che in una piccola impresa sia impiegata una persona che nell’arco dei successivi cinque anni avrebbe diritto ad andare in pensione. Bene: l’azienda in questione dovrebbe offrirgli di concludere la sua carriera con una formula di impiego part-time, assumendo "in cambio" un giovane (e per giovane si intende un under 35) con un contratto a tempo indeterminato.
Secondo il ministro Giovannini, la cui opinione al riguardo è condivisa anche dal Primo Ministro Enrico Letta, sarebbero in tanti a guadagnare da questo "ricambio", e nessuno ci perderebbe.
Vediamo perché: il lavoratore "anziano" trascorrerebbe in ufficio meno ore ma l’ammontare della sua pensione non verrebbe modificato perché sarebbe lo Stato ad assumersi l’onere di pagare la differenza di contributi non versati dall’azienda. Qualora il lavoratore non fosse disposto ad accettare quello che di fatto sarebbe un taglio dello stipendio, potrebbe chiedere unanticipo dell’assegno pensionistico, che verrebbe però successivamente scalato al momento della pensione.
L‘impresa si ritroverebbe a poter contare sulla presenza di unlavoratore anziano in grado di formare un giovane, e in termini assoluti avrebbe a disposizione due persone che, insieme, garantirebbero il 50% di ore di lavoro in più rispetto a quelle effettuate dall’anziano che non accetta la staffetta continuando quindi ad essere impiegato a tempo pieno. Tutto questo senza un aggravio di spese, perché contributi risparmiati estipendi dimezzati libererebbero le risorse sufficienti per finanziare un contratto junior a tempo determinato.
I giovani innanzitutto troverebbero un lavoro, che per di più sarebbe a tempo indeterminato, cosa che permetterebbe loro di uscire in maniera definitiva dal tunnel della precarietà.
E lo Stato? Se da un lato incentiverebbe l’occupazione, dall’altro dovrebbe mettere a disposizione nuove risorse per finanziare questa staffetta. Qualcuno ha stimato che con mezzo miliardo di euro sarebbe possibile finanziare 50mila part time, che a loro volta darebbero il via libera ad altrettante assunzioni. Ottimo, verrebbe da dire, ma il governo dove andrà a cercare le risorse monetarie?
di Claudia Astarita