“Penso che, dopo quasi un anno di amministrazione comunale, sia il momento di cominciare ad illustrare qualche disegno strategico che avvii a soluzione definitiva qualcuno dei nostri tanti problemi. Il turismo, ed il collegato problema del commercio, sarebbe un tema interessante, con un occhio particolare a quanto ci fornisce il nostro territorio e quindi col dare una risposta definitiva al problema dell’acqua ferrata, se considerarla una risorsa o lasciarla lì a scorrere sprecata”.
Ritengo sia consentito anche al direttore di un giornale locale, qualche volta, attingere alle sue esperienze personali per partecipare direttamente ad un dibattito avviato non certo per caso dall’ottimo ingegnere Gino Gelsomino. Egli parla dell’acqua ferrata, la tanto amata acqua cui i teanesi della mia età spesso fanno riferimento per ricordare un periodo, forse il più bello della nostra esistenza, quello della gioventù. Ma non è solo la gioventù l’unico elemento nostalgico, c’erano le belle passegiate nel verde della conca che protegge il Savone, c’erano le freselle bagnate nell’acqua con olio e sale, c’è stato un periodo in cui funzionavano i bagni, una struttura con vasche ed assistenza medica. Poi è passato tanto tempo, e la gente non può più passare da quelle parti, ci sono i cani ed un contenzioso che va avanti da anni tra il proprietario ed i confinanti.
Ma Gelsomino vuole volare più alto, riesce ad immaginare l’acqua ferrata come l’occasione per dare sviluppo turistico al territorio, ripete indirettamente ciò che molti hanno sostenuto in questi anni di abbandono. Abbiamo tutto per essere una ridente e ricca cittadina turistica ma non facciamo niente per esserlo.
Ebbene, forse non tutti sanno che l’acqua ferrata è stata per un certo periodo, negli anni 90, all’attenzione di un gruppo imprenditoriale leader nel turismo nazionale ed internazionale, la Valtur. Per iniziativa della professoressa Annamaria Gelsomino, all’epoca riferimento del partito Socialista , ci fu un intenso contatto con i vertici dell’azienda che sviluppò addirittura uno studio di fattibilità turistica sul sito dell’acqua ferrata, tracciandone favorevoli giudizi sulla validità dell’impresa turistica.
Ricordo che il sottoscritto, all’epoca consigliere comunale eletto nel gruppo socialista, all’opposizione della giunta democristiana, unitamente al Dottore Lucio Salvi ed all’architetto Roberto Boragine, ci recammo a Roma presso la Società Valtur per verificare la possibilità di avviare un progetto di sfruttamento turistico della zona, partendo proprio dalle qualità benefiche dell’acqua ferrata. A quell’epoca erano di moda i villaggi della salute. In effetti si trattava di costituire una società mista comune, Valtur ed investitori privati per realizzare il Villaggio della Salute di Teano. Era prevista l’occupazione di 200 persone ed un flusso economico turistico integrato con altre iniziative, per centinaia di miliardi annui. La Valtur si dichiarò disponibile a condizione che il Comune di Teano avesse presentato entro il 31 luglio un progetto di massima necessario per protocollare la pratica ai fini della richiesta del contributo a fondo perduto.
Tornammo da Roma molto galvanizzati ed il sottoscritto fu incaricato di relazionare sulla proposta alla Giunta comunale capeggiata allora dal sindaco Avv. Ciro Balbo e vice sindaco il professore Emiddio Scoglio.
L’idea suscitò interesse ed apprezzamento sostituiti presto però da una serie di obiezioni: il tempo è poco per organizzare un progetto di massima (mancavano tre mesi alla scadenza e suggerimmo di avvalersi di professionisti disposti ad investire sull’operazione). Tra una riflessione ed una obiezione, il tempo passò inesorabile fino alla pubblica denuncia da parte del gruppo Socialista in consiglio comunale sulla scarsa sensibilità degli amministratori e sul fallimento di una proposta che avrebbe potuto dare una svolta all’economia locale.
Oggi Gelsomino lancia una seria provocazione. Sarà possibile realizzare oggi , anche se in minima parte, quello che venti anni fa, ingiustificatamente ed immotivatamente, non fu ritenuto realizzabile?
Antonio Guttoriello