Mai come in questi mesi, ho sentito vivo il significato, e connaturata, la sete di legalità. Ho visto legalità nelle forme più disparate, abbandonando la sua visione utopistica che iniziava a far breccia nelle mie idee. E proprio così ho iniziato a scorgere legalità in luoghi e persone delle quali ignoravo l’esistenza. Ho visto il battezzo della legalità nella pasta, nell’olio, nel vino e negli ortaggi prodotti dalle cooperative sociali. Su terre state sterili, per troppo a lungo , sulle quali versavano crepe di un’aridità antropologica che ogni giorno soffoca le speranze, le prospettive e i diritti di una popolazione. Ho visto legalità nel rifiorire di uomini che erano stati sottratti di ogni dignità in quanto prede delle droghe. Uomini che parlavano con il cuore in mano, davanti al nostro gruppo di giovani. Descrivendo le loro esperienze e votati al voler “essere maestri di vita”, per non cadere come loro nelle fauci degli stupefacenti. Così ho visto come legalità è qualcosa di strettamente legato al prossimo,in un vincolo che abbisogna di sana complicità. E c’era legalità negli occhi dei volontari di “Libera”, le cui forze erano tutte volte all’aiuto dei più disagiati della società,aventi anche loro un ruolo fondamentale in questo stesso gioco di intese a favore di ciò che è legale. C’era legalità presso il centro dell’impiego, il cui compito, di peso sociale immenso, procura occupazione nelle nostre zone.
Legge e legalità, quindi, non sono soltanto parole. Sono fatti,che come dardi infuocati scoccano contro le mura erette da una società nella quale, grazie all’indifferenza, l’arbitrio personale e le soddisfazioni del singolo sono diventate la legge dominante. È una legge che annienta il rispetto dell’uomo per se stesso, scevro da ogni dovere. Una legge che azzera il valore dell’istruzione,elemento invece fondante per la stabilità di una società retta, civile. O, meglio ancora, priva di legalità! È così che resta spazio per i poteri sinistri la cui prevaricazione plasma l’uomo stesso in un loro devoto. Sulle spalle di questi uomini grava la percezione, sempre minore, dell’appartenenza alle loro terre, decretando l’avvelenamento del nostro suolo, delle nostre acque…e delle nostre vite.
Laddove si creano vuoti istituzionali, la civiltà di una società perde il sopravvento. Se la legalità fosse innata nelle nostra educazione, nei nostri modi di agire e di pensare, esisterebbero verità e principi comuni a tutti,per la formazione di un bene comune. Queste prenderebbero il posto di quelle verità particolari e assolutizzate, che sono caratteristiche delle mafie. A pensarci, il passo sarebbe facile. Lo è un po’ meno trovare il coraggio per farlo, tutti insieme. Grazie una memoria comune sapremo che i trionfi delle realtà prive di legalità, saranno anche i loro errori più grandi.
Per le vittime delle mafie e delle loro famiglie.
Fabiano Izzo