Il mestiere dell’archeologo e le Terme Romane di Teano. Winifred Fontana, attraente consorte del console inglese, nel 1911, con sommo piacere ospitò tre giovani archeologi e, in quanto pittrice, nel suo diario confessò con smaccata audacia che i tre adoni sarebbero stati "bellissimi modelli per una pittrice". Dei tre archeologi, uno, T. E. Lawrence passò alla storia e alla leggenda come Lawrence d’Arabia, anima dell’insurrezione araba nella prima guerra mondiale; l’altro, Leonard Woolley, ammirato dalla focosa signora Fontana come uomo di mondo e parfait gentilhomme, sarebbe diventato l’archeologo più famoso del secolo. Realizzò scavi a Ur sull’Eufrate, biblica patria di Abramo, scoprendo eccezionali testimonianze dell’antichissimo popolo dei Sumeri. Ritrovò le ricche tombe dei re di Ur: particolarmente stupenda quella della regina Shubad; probabilmente bella, sicuramente giovane. I ritrovamenti di Woolley a Ur sono particolarmente singolari e straordinari, irripetibili in scavi successivi. Gli sfarzosi corredi funerari, nel loro complesso unici, permettono di sostenere l’esistenza di un immenso benessere nella Ur del 3000 a.C. Nacque nel 1880, studiò a Oxford e a 27 anni effettuò ricerche in Nubia, dal 1907 al 1911. Lavorò anche in Egitto a Tell-el-Amarna la Città del sole, fatta costruire in quattrequattrotto dal riformatore religioso Ekhnaton Amenofi IV). Nel 1914 diresse gli scavi di Carkemish, potente città dei combattivi Ittiti. Nel 1922-29 si dedicò a ricerche estenuanti e fruttuose, specialmente a Ur per conto del British Museum e del Pennsylvania University Museum, impegnandosi con mirabile abilità nell’individuazione della Necropoli Reale, portandosi all’avanguardia anche nel campo dell’interpretazione. Pubblicò resoconti delle sue scoperte, adatti a un vasto numero di lettori, oltre a erudite relazioni di scavo.
Opere di grande divulgazione, scritte con stile vivido e avvincente sono: "Ur dei Caldei"; "Un regno dimenticato"; "Il mestiere dell’archeologo". Si trasferì all’altro mondo nel 1960, compianto da un gran numero di estimatori e allievi . Sir Leonard Woolley ci riguarda particolarmente da vicino per lo scavo "regolare se pure parziale" delle terme romane di Teano, in località Terragnano. Coadiuvato egregiamente dal maggiordomo italiano Venturi, impegnando intelligentemente operai locali, si dedicò con acume e tenacia agli scavi e allo studio dell’antico complesso termale. L’intero edificio balneare era costruito a terrazze digradanti lungo la sponda di un ruscello. Alta circa 10 metri, la facciata sulla parte alta del terreno era sparita. Lo studioso britannico sperava di ritrovare statue e altre evidenze artistiche che, di solito, ornavano le camere a valle, nonché elementi decorativi caduti dai locali superiori. Uno strato di terreno spesso e fangoso, costellato da frammenti architettonici e tessere di mosaici murali ricopriva tale zona. L’acqua minerale, purtroppo, aveva eroso gran parte delle statue, eccetto quelle di Venere e di Cupido che godevano ottima salute. Ragioni di natura tecnica e di serietà specialistica costrinsero Woolley a sospendere i lavori e a limitarsi soltanto a ottenere un rilievo topografico sufficientemente completo del nucleo principale del complesso balneare. Al di là dei risultati raggiunti, l’archeologo si dichiarò felice di avere vissuto una "preziosa esperienza": "Così noi con i nostri vasi e le nostre scodelle rotte, speriamo di comporre la visione di un mondo scomparso. A questa visione tutto contribuisce… ma anche il paese con la sua configurazione naturale e gli uomini che oggi vi abitano e lavorano per noi… Il presente di ogni paese ha in larga misura radici nel passato e il modo migliore per capire il passato è apprezzare il presente. Sono più che sicuro che un archeologo che sia insensibile all’ambiente, allo spirito, cioè, della terra nella quale opera, non potrà mai arrivare ad un effettivo successo nel suo lavoro… questa gente generosa e schietta era di piacevolissima compagnia, e quanto più si conoscevano tanto meglio si riusciva a comprendere il lato umano del mondo antico, di cui l’archeologo deve interpretare i resti materiali." (L. Woolley, Il mestiere dell’archeologo, Einaudi, Torino, pp. 12, 51, 52).
Le terme con le sale superiori guarnite da pareti marmoree, mosaici e volte decorate con splendidi stucchi, utilizzate da personaggi facoltosi come luogo di ameni conversari, di galanti appuntamenti, di tresche politiche, nonché di ozio, potrebbe forse identificarsi secondo Gabrici, con il Balneum Clodianum, menzionato nell’epigrafe inserita nel campanile della Cattedrale di Teano (T. Mommsen, C. I. L., X, 4792), considerando che la paleografia delle lettere dell’iscrizione coincide puntualmente con la datazione delle lettere delle terme. Oggi nessuno più si occupa dell’eccezionale sventurato monumento, ridotto a un angosciante, spettrale tumulo, già più volte ispezionato, da agguerriti tombaroli, costosi fornitori di collezionisti monomani e spendaccioni, con buona pace degli organi competenti… Ma questa è un’altra storia.
Giulio De Monaco