La partenza da Teano, è alle 7.00. Pomigliano D’Arco, dista da Teano poco meno di 60 km, ed alle 7.45 sono davanti l’ufficio postale di quella cittadina in provincia di Napoli. Nei pressi, già stazionano una trentina di persone. Il più "giovane" potrà avere 65-70 anni. Mi avvicino ad uno di loro e chiedo come funziona per la fila. La risposta è: "guagliò, ‘e piglià ‘o nummer’ provvisorio. ‘E ttruove annanz’ ‘a porta, ‘nterra, sotto a buttigliella e cafè". Traduzione: "giovannotto, devi prendere il numero provvisorio. Li trovi davanti la porta, sotto la bottiglina di caffè". Ne prendo uno e leggo: 53 ! Alle 7.45, già ci sono 53 persone prima di me !!! Mi spiegano che a turno, ogni mese uno di loro prepara i bigliettini bianchi, numerati con un pennarello rosso, e verso le 4.30-5.00 di mattina si reca davanti l’ufficio postale, dove già c’è un piccolo gruppetto che l’aspetta. Gli altri arrivano alla spicciolata. Quei "nummarielli" non sono null’altro che la prenotazione del ticket ufficiale che eroga la macchinetta posta all’interno dell’ufficio, e servono per evitare che si creino malintesi e che tutti rispettino la fila. Qualche altro, porta il caffè, e così tra una tazzina ed una sigaretta attendono l’apertura dello sportello, prevista per le 08.20. Il primo ad entrare, seguito dagli altri è chi ha preparato quei biglietti. Si piazza davanti la macchinetta e comincia a schiacciare il pulsante. Ogni dieci stampe, si ferma e urla ad alta voce il numero. Il proprietario del biglietto provvisorio corrispondente, ha pochi secondi per rispondere e trasformare la sua prenotazione in biglietto ufficiale delle poste. Quando arriva il mio turno, tra le mani mi ritrovo il n.ro 47! Mi dicono pure che sono fortunato, perché ho recuperato 5 posizioni! Bella consolazione, sono 08.23 !!
Dopo la distribuzione, quelli con numeri superiori a 20 se ne vanno a fare altre commissioni. L’esperienza vuole che, ai quattro sportelli utili, il numero successivo scatti ogni 10 minuti. Dunque, i primi venti numeri, verranno serviti più o meno in 1 ora. Faccio un rapido calcolo, e deduco che il mio 47 comparirà sul display più o meno entro le 2.5 ore. Orientativamente dovrei essere servito intorno alle 11.00. Ma la saggezza e l’arte dell’arrangiarsi di quei simpatici vecchietti, va ogni limite. Mi fanno notare, che ogni ora che passa, occorre aggiungere almeno 15-20 minuti fisiologici. Dunque alle mie 2.5 ore, devo aggiungere altri 50 minuti: l’orario previsto si allunga alle 11.50-12.00. La loro, praticamente è una scienza, quasi esatta!
Con mammà, un’arzilla 78enne un tempo cittadina sidicina, da circa 20 anni pomiglianese, ne approfitto per andare fare qualche commissione. Durante il tragitto, continua a ripetermi: "sbrigati, quelli sono veloci. Se poi arriviamo che il nostro numero è già passato, che facciamo ?". Alla fine cedo, ed alle 10.15 siamo nuovamente davanti l’ufficio postale. Aimè i matematici, non avevano tenuto conto del fatto che l’ufficio, di lunedì mattina, era sprovvisto di contante. Pertanto cè stato un fermo tecnico per il rifornimento. Il tabellone ha appena aggiornato il numero: tocca al numero 22 !!! Passo praticamente l’intera mattinata in coda, a chiacchierare ora con un vecchino ora con un altro. Mi raccontano tutta la loro vita. Per alcuni versi, è un piacere ascoltarli. Mi dicono che quella è storia di tutti i mesi, almeno per la prima settimana. Poi la situazione migliora.
Sono le 12.30, quando sul display compare: Sportello 4, n. 47: finalmente è il nostro turno , dopo quattro ore di fila !!!!!! In effetti, con un bancomat postale, il problema si risolverebbe. Ma sapete cosa vuol dire per un anziano ? Vuol dire rinunciare a tutto questo. Vuol dire, non avere più il gusto di chiedere all’impiegato "quanto mi hanno accreditato questo mese?". Vuol dire non poter più imprecare per aver fatto una coda interminabile. Vuol dire non sentirsi più eroe per un giorno per aver regolato una fila. Vuol dire non poter fare più qualche piccola preferenza o agevolazione all’immancabile signora che va di fretta. Principalmente vorrebbe dire, trovare un altro modo per impegnare una mattinata.
Il bancomat, per loro è qualcosa di freddo. Di asociale. Hanno bisogno del contatto umano. Di scambiare qualche parola. Di sentirsi ancora parte di una società che li ha relegati in un angolino, ed ormai non si bada più di loro. Chi ha la fortuna di avere ancora dei genitori, dei nonni, degli zii: seppur anziani, se li tenga ben stretti. Quando non ci saranno più, lasceranno un vuoto incolmabile.
Luciano Passariello